La mafia uccide solo d’estate

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“I mafiosi pericolosi? Ma che dici, non devi avere paura. Quelli sono come i cani: se non li disturbi, non ti mordono”
E’ con queste parole che il padre del piccolo Arturo, lo tranquillizza per conciliargli il sonno, dopo che il figlio scopre giorno dopo giorno che la mafia uccide sempre più spesso e sempre più vicino alla sua casa.
L’originalità e la forza del film “La mafia uccide solo d’estate” sta proprio nella scelta narrativa di mettere sullo sfondo di storie minime e quotidiane, i grandi omicidi di mafia negli anni di sangue di Palermo, per farli risaltare con la potenza dei dettagli dissonanti.
Pierfrancesco Diliberto – il noto Pif di MTV autore e protagonista del suo primo film – si occupa infatti del corteggiamento dell bambino Arturo per Flora, la sua inarrivabile compagna di classe, che si prolunga negli anni, in una Palermo dove intanto deflagra la violenza di Riina e la promiscuità sempre più evidente della politica con la criminalità organizzata, sintetizzata nella figura di Andreotti.

Questo politico, diventa l’idolo di Arturo, che lo ammira per la sua capacità di gestire ogni cosa con sicurezza, mentre lui fallisce in tutte le iniziative per attirare l’attenzione di Flora e poi – da giovane aspirante giornalista – per affermarsi nella sua professione.
Arturo rincontra dopo anni Flora come affermata assistente di Salvo Lima, alle prese con  le astuzie necessarie a sostenere  il potente politico locale, ma la delude ancora per l’impossibilità di entrare nella squadra di Lima, che lei le aveva fornito.
Quando  Riina fa ammazzare Lima, Flora entra in crisi e si riavvicina a d Arturo ed insieme ricostruiscono la loro storia di sopravvissuti a quegli anni di mafia e rimozione, insegnando al loro figlio il significato di ogni lapide di Palermo.
Il film ha un un andamento pieno di citazioni e un montaggio che ricorre con efficacia alle  immagini di repertorio delle esecuzioni mafiose, provocando una continua compressione e decompressione tra tragedia e commedia, fino alla convergenza dei due stili senza retorica.
Pif sembra dirci che quell’Arturo – abbagliato  dal fascino di Andreotti. Lima  e disposto a credere a tutte le loro dichiarazioni più assurde – rappresenta la maggioranza degli Italiani, che ha votato i corrotti per interesse e pigrizia .
Quelli che davanti ad ogni nuovo assassinio di un giudice, di un giornalista, di agenti della scorta, di ignari cittadini – tutti ricordati nelle immagini di coda –  si giravano dall’altra parte.
Per dire che la mafia non esiste.
E dopo, che ci si deve convivere.

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