A nostra insaputa. Il caffè del 28 gennaio

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Apprendiamo da Repubblica: “In Italia la metà dei patrimoni è nelle mani del 10 per cento dei ricchi”. Vuol dire che il ceto medio conta sempre meno. Rilancia la Stampa: “Un nucleo famigliare su due vive con meno di 2000 euro al mese e, addirittura, uno su cinque, deve tirare avanti con meno di 1200 euro”. È questo il fronte della povertà. Anche perché quei 2000 o 1200 euro non sono “disponibili”, tanto pesante è il prelievo fiscale diretto e indiretto, e tanto cogente è spesso la necessità di pagare per servizi che dovrebbero essere sociali, dalla sanità all’istruzione dei figli.

Il Corriere dà conto del “caso” Elettrolux: per restare in Italia questa multinazionale svedese degli elettrodomestici chiede ai dipendenti di rinunciare al salario, intorno ai 1400 euro, per farsene bastare 800 al mese. So per esperienza che gli operai sono disposti quasi a tutto pur di salvare la loro fabbrica, ma se passasse questo garbato ricatto precipiterebbero le condizioni di lavoro e di vita per una gran  parte del nostro mondo produttivo. E diverrebbe più difficile parlare, anche solo parlare, di salario di disoccupazione (o cittadinanza). Se operai a tempo pieno si fanno bastare 700-800 euro, a chi perde il lavoro quanti ne daremo, 300, dieci euro al giorno?

“Resto, non sono un mostro”. Chi parla così, su Repubblica, è Antonio Mastrapasqua. Si dice “non toccato” dall’inchiesta dei NAS sull’ospedale israelitico, di cui è direttore generale. Sostiene di non ricoprire contemporaneamente 25 incarichi, ma molti di meno. Bazzecole: “Sono il presidente dell’Inps e il vicepresidente di Equitalia, per effetto di patti parasociali, e di Idea Fimit, sempre per patti parasociali che risalgono a prima che arrivassi io all’Inps”. Viva i patti “parasociali”. Per il resto, ammette solo di aver mantenuto solo delle “consulenze” e vuole pure una medaglia per questo. “Guardi, io faccio parte di uno studio professionale e non l’ho abbandonato. A differenza di quello che fanno tutti gli altri, anche personaggi famosi, quando assumono un incarico pubblico, che intestano l’attività professionale alla moglie, io non l’ho fatto”.

Qui il punto non sta nemmeno nel cumulo degli stipendi, per incarichi pubblici, e delle competenze per attività professionali (in evidente conflitto d’interessi), il punto è, per Letta che non riesce a cacciare questo impresentabile boiardo di stato, che così fan tutti.  Dice Elle Kappa : “Operazione delicata rimuovere tutto quel cumulo d’incarichi”. “Sotto ci sono le macerie di un’intera classe dirigente”. Una classe dirigente che si è costruita e stratificata in permanente incesto tra attività professionali, interessi finanziari, avventure imprenditoriali, incarichi politici. Ognuno, per contare deve tenersi tutto.

A sua insaputa il trafficante Anemone gli aveva pagato un milione di euro per un appartamento con vista sul Colosseo, ora Scajola ha trovato un giudice (a Roma, senza bisogno di spostarsi a Berlino) che ha riconosciuto la sua beata inconsapevolezza. Senza una trattativa diretta, documentata da registrazioni audio e video, senza una frase esplicita: “Io ti do questi soldi, tu mi fai quei favori”, cui segue una stretta di mano, o meglio, una firma dal notaio, non si condanna nessuno per finanziamento illecito. È così. Stamani al Senato  discuteremo del “voto di scambio politico-mafioso”. Forza Italia e Nuovo Centro Destra uniti vogliano che il politico sia perseguibile esclusivamente se sia dimostrabile, oltre ogni ragionevole dubbio, la sua perfetta consapevolezza che il contraente del patto illecito (il venditore di voti) è un mafioso. Se no, assolto. Ha preso voti dalla mafia, ma a sua insaputa.

“Legge elettorale, nuova frenata”, scrive in prima il Corriere. Forse ci vorrà un nuovo incontro Renzi Berlusconi, perché Forza Italia non vuole che si alzi la soglia per ottenere il premio di maggioranza al primo turno. E perché il tonno a dieta, Toti si esercita da leader: “accordo ma poi si voti”. Temo che Renzi abbia sottovalutato l’ampiezza della palude, come la chiama, e la scarsa tenuta di quella corda che Berlusconi sembrava offrirgli.

Da corradinomineo.it


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