La destra rompe le righe. Il caffè del 16 novembre

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Tra bluff e contro bluff il gioco si è protratto troppo a lungo e sembra scappare di mano. Berlusconi perde un terzo dei suoi parlamentari, divide la destra e si avvia verso la decadenza. Alfano si consegna a Letta e ai Popolari europei, è costretto a chieder tempo per non farsi strozzare subito dall’antico mentore. Larghe intese, pacificazione nazionale, riforme costituzionali tornano frasi vuote, intenzioni destinate a infrangersi contro il muro del conflitto d’interesse.

“Il tradimento è servito – scrive il Giornale – Alfano passa a sinistra”. Sallusti e Santanchè non fanno prigionieri, invece, Libero e Belpietro salutano Angelino con una punta di rimpianto. “Forza Italia senza colombe”. Ferrara e il Foglio fotografano la solitudine del Capo. “Il Cav apre le gabbie del PDL: falchi e colombe volano ognuno per sé”. Il Fatto introduce la variabile Napolitano: Alfano va perché “lo vuole il Colle”. “Fuga da casa Berlusconi”. No, per l’Unità ha fatto tutto il Caimano. “Berlusconi insiste, Alfano saluta”. Interpretazione sostanzialmente condivisa dal Corriere: “Alfano non cede, scissione nel PDL”. “Vincono i falchi, non aderiamo a Forza Italia, pronti i gruppi”, aggiunge la Stampa. E Repubblica “Scissione nel PDL, Alfano se ne va”.

Cari lettori anche oggi mettete in conto una giornata penosa, costellata di messaggi untuosi, tesi a convincere i gonzi di quanto ciascuno dei contendenti abbia cercato l’unità, con troppe braccia che si nascondono dopo aver sferrato la pugnalata. Ieri  60 senatori e deputati  che si definiscono “innovatori” e si chiameranno “Nuovo centro destra”, hanno atteso fino a notte l’impossibile mediazione, sotto l’ala di Don Sturzo, chiusi nel collegio di Santa Chiara.  Ieri, a “L’aria che tira”. Mi avevano messo in mezzo, tra Micaela Biancofiore e Carlo Giovanardi. “Venti anni con Berlusconi”, si vantava lei, con l’uomo migliore, l’imprenditore di successo, il politico, e statista che poteva cambiare l’Italia, se giudici, comunisti e un destino cinico e baro non glielo avessero impedito. Lui provava a buttare la palla in angolo, prendendosela con i giornalisti per un titolo: “L’Europa boccia la manovra”, ma no, il documento dice “progressi limitati, altro che bocciatura”.

Non c’è grandezza in questa scissione. L’ho scritto, animali più famelici dei falchi e delle colombe provano a dilaniare il corpo mortale del loro ex benefattore, che si trasforma a sua volta in un Kronos che divora i figli per non perdere lo scettro. Non penso proprio, come ieri sosteneva Mario Adinolfi, uno dei tanti sinistri presi da sindrome di Stoccolma, che si andrà a votare in Primavera, con il Porcellum (anche se Grillo lo vuole) e che Berlusconi si presenterà alla guida di tridente (Forza Italia, Nuovo-Centro–Destra e Lega nord, tutti insieme per far scattare il premio di maggioranza. Mi sembrano follie. Tuttavia penso che occorra votare al più preso la decadenza di B e cambiare subito la legge elettorale. Doppio turno con preferenze o Mattarellum con  collegi uninominali. Capisco che Renzi, preferisca il primo sistema che darebbe alla sua leadership (ammesso che vinca le primarie da segretario e poi il duello con Letta per la candidatura a premier) un ruolo più centrale, ma non è tempo per troppi distinguo. Abrogare subito la legge porcata, ridare il potere di scelta ai cittadini, evitare che si riaprano le tombe e torni il Caimano.

Altre notizie. Cancellieri, quante volte ha chiamato i Ligresti? L’amicizia per lei è sacra, lo abbiamo capito, ma può il ministro Guardasigilli mettersi così tanto all’ascolto di una famiglia di ricchi corruttori con ben tre arrestati? Troppo è troppo.  Civati, poi Renzi, ora Cuperlo e Pittella vogliono che il Pd  sfiduci il ministro se lei non si dimette prima. Letta e Napolitano vorrebbero tenersela stretta. Come finirà?

Intanto Vendola finisce alla gogna per una caduta di stile per un atto di goliardia, senz’altro inappropriato ”Ride male chi ride Vendola” scrive il Fatto, che pubblica l’audio di una intercettazione. Si scopre così che il Governatore della Puglia ha telefonato all’uomo delle relazioni esterne dell’Ilva. Credo per sfotterlo, dopo che lo aveva visto in televisione scattare come un atleta e interporsi tra uno dei Riva e un giornalista definito “provocatore”.  Dopo qualche risatina di troppo, Vendola ritorna nel ruolo che gli spetta, ristabilisce le distanze, ma, all’ascolto, quella familiarità stona. Nichi s’infuria per la diffusione dell’audio e denuncia lo “Sciacallaggio del Fatto”.

Mi sono chiesto se possa essere capitato anche a me di fare il cretino al telefono, a me con una famiglia che paga da cento anni, con un relativo isolamento la sua diversità o alterigia. Non lo so, non credo.  Certo bisogna farla finita con atteggiamenti da generone romano, con una pratica per cui tutti si frequentano e sghignazzano insieme. Poi magari tornano a distinguere i ruoli e a scontrarsi. Quest’Italia deve diventare più austera, se vuole salvarsi l’anima.

Dulcis in fundo, i giornali hanno capito che sotto il titolo “la Cina apre al libero mercato”, c’era la fine della politica del figlio unico e dei campi di lavoro obbligatori. Tra non molto capiranno pure che il partito comunista cinese vorrebbe stimolare la domanda interna, costruire una sorta di welfare e combattere, nei limiti del possibile, inquinamento e  distruzione del territorio provocati da una  arrembante accumulazione capitalista. Vedremo se funzionerà.

Da corradinomineo.it


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