Tradire, verbo ricorrente della politica di questi tempi

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Tradire: il verbo più utilizzato nel dibattito politico di questi giorni. Tradire. Consegnare. A chi? Al nemico. Mario Monti si sente tradito da Mario Mauro e Pier Ferdinando Casini che ha fatto salire con lui sulla plancia del progetto di Scelta Civica che ora vorrebbero “consegnare” ad un moderatismo che vede ancora al proprio interno Berlusconi.

Si sente tradito Silvio Berlusconi dalle colombe del suo partito. Da Alfano e da quattro quinti dei suoi ministri. La stessa Prestigiacomo afferma: se Alfano consegnerà il partito al “centrino” sarà l’atto finale del tradimento. Si sente tradito, Berlusconi,  dalla giustizia che lo ha consegnato ai nemici. Si sente tradito dal Pd e da Enrico Letta, nipote del suo miglior consigliere, che non è riuscito a difenderlo dopo che lui, il cavaliere, aveva ispirato e permesso la nascita dell’esecutivo di larghe intese.

Si sentiva, forse, tradito anche Stefano Fassina che accusa il collega di partito Enrico Letta di non avere rispettato la collegialità nelle decisioni che hanno portato al varo della legge di stabilità. Si sente tradito, in parte, anche Matteo Renzi dai dirigenti del suo partito, che non hanno permesso il rinnovamento della classe dirigente dei democratici. Si sente tradito Cuperlo, da un Pd che consegna la sinistra al centro.

Si sente tradito Grillo, sull’emendamento dei suoi senatori che vogliono cancellare il reato di clandestinità. E si sentono traditi i cinque stelle dalle senatrici guidate dalla Gambaro che si sono consegnate al gruppo misto del senato.  E si sentirà tradito anche il premier Enrico Letta che, ogni volta che va negli Usa, c’è qualcuno del suo Governo, in Italia, che mette in discussione l’azione del governo e l’esigenza di stabilità.

Si sentono traditi, forse, anche gli italiani. Per una legge di stabilità che pensavano più equa, con meno tasse e con più possibilità di investimento per dare fiato ad una ripresa che, qui da noi, ancora non c’è!


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