L’arte rupestre? Creatività femminile

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Secondo una ricerca statunitense pubblicata dal National Geographic gran parte delle pitture rupestri preistoriche furono realizzate da donne.

Di Simona Maggiorelli

babylonpost.globalist.it/

“Gran parte delle pitture rupestri preistoriche furono realizzate da esponenti del genere femminile: lo rivela una nuova ricerca che ribalta decenni di supposizioni archeologiche” scrive la rivista del National Geographic, sconfessando quanto hanno sostenuto “per molto tempo gli studiosi che hanno creduto che i primi paleo-artisti fossero uomini”.

L’archeologo Dean Snow, docente della Pennsylvania State University, porta delle prove documentali a sostegno di questa affascinante ipotesi che restituisce alle donne un ruolo importante nella storia dell’arte, nei secoli in Occidente punteggiata quasi esclusivamente da pittori e scultori di sesso meschile, che fin da ragazzini potevano andare a studiare a bottega e che erano autorizzati a sviluppare il proprio talento.
Confermando quanto ipotizzato dallo psichiatra Massimo Fagioli convinto assertore che, nei gruppi nomadi del paleolitico (descritti da archeologi come Colin Renfrew come società ancora egualitarie e non scisse), le donne esprimessero la propria creatività non solo facendo figli, ma facendo arte. Prima che il Logos occidentale, il pensiero maschile razionale e scisso si arrogasse tutta la scena, per negarle.

Ma torniamo alla ricerca di Dean Snow, sostenuta dai fondi del Committee for Research and Exploration della National Geographic Society. Lo studioso ha analizzato le impronte di mani lasciate sulle pareti di otto grotte francesi e spagnole: confrontando le lunghezze di alcune dita, Snow ha potuto stabilire che tre quarti delle impronte sono state lasciate da mani femminili. “Per lungo tempo c’è stato un forte pregiudizio maschile nella letteratura scientifica”, ha spiegato Snow alla rivista del National Geographic. “Molte persone hanno fatto delle supposizioni del tutto immotivate sugli autori di queste opere, e sul perché venivano eseguite”.

Nelle grotte non solo della Francia e della Spagna ma anche del Messico e di altre parti del mondo sono state trovate nel corso degli anni centinaia di contorni di mani realizzati con la tecnica a stencil. Ma il fatto che soprattutto nelle pitture rupestri del paleolitico comparissero raffigurazioni naturalistiche di animali da caccia, bisonti e renne e poi cavalli e mammut aveva sempre fatto pensare antropologi e archeologi che si trattasse di pitture propiziatorie o ricreazioni di momenti di caccia eseguite dagli stessi cacciatori uomini. Senza considerare che proprio nella divisione del lavoro e dei ruoli le donne, dovendo allevare i bambini, con ogni probabilità trascorrevano nelle grotte molto più tempo dei maschi che avevano il compito di procacciare il cibo.

“Nella maggior parte delle società di cacciatori – raccoglitori, sono gli uomini che si occupano della caccia, ma molto spesso sono le donne che trasportano le prede al campo, per questo sono molto attente ai risultati della caccia”, ha detto Snow intervistato dalla rivista americana. Ma al di là delle congetture, ciò che appare più interessante è lo studio che l’archeologo americano ha fatto sulle impronte lasciate dagli antichissimi autori delle pitture rupestri, e alcune come quelle di Chauvet e Peach Merle rislaenti a 40mila -32mila anni fa . Molte di esse sono di piccole dimensioni, paragonabili a quelle di mani femminili, nota Snow nel suo studio che sta per uscire sulla rivista American Antiquity.

L’articolo apparso sulla rivista del National Geographic offre anche qualche elemento per capire il percorso che ha portato Snow alla sua scoperta: Il suo studio è iniziato più di dieci anni fa quando si è imbattuto nel lavoro di John Manning, un biologo britannico che aveva scoperto che uomini e donne differiscono nelle relative lunghezze delle dita:” le donne tendono ad avere anulare e indice della stessa lunghezza, mentre negli uomini l’anulare è più lungo rispetto all’indice”.

Un giorno, dopo aver letto gli studi di Manning, Snow ha dato un’occhiata a un vecchio libro di pitture rupestri.” Sulla copertina del libro c’era lo stencil colorato di una mano della famosa grotta di Pech Merle nel sud della Francia. “Ho guardato quell’immagine e ho pensato, se veramente Manning sa quel che dice, allora è quasi certamente una mano femminile”, ha raccontato Snow. Che ha esaminato centinaia di stencil di grotte europee, ma la maggior parte erano troppo sbiadite per venire utilizzate nell’analisi. Lo studio include le misure di trentadue stencil, di cui sedici provenienti dalla grotta di El Castillo in Spagna, sei dalle grotte di Gargas e cinque da Pech Merle, entrambe in Francia.

da giuliagiornaliste.it


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