I giorni della memoria di Priebke

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Anche se fu motivo (in più) per ricordare la mia nonna che soleva dire “le bestie grame a’ sciopu mai”, provai repulsa allorquando i “giornali” ci comunicarono che il mostro festeggiava il suo secolo di vita. Cos’è che spinse i direttori di tutte le testate a ricordarci quel (mostruoso) compleanno non lo sappiamo, ma a giudicare da quanto gli hanno dedicato nel prosieguo della sua morte e dalle reazioni pubbliche a questa seguite, lo share è stato elevatissimo.  Tra il succedersi di dinieghi laici e clericali (questi ultimi, vorremmo ben sperare, a seguito di scomunica già da tempo pronunciata), calci e pugni al carro funebre contenente il mostro, stuolo d’agenti in assetto antisommossa, convogli di deficienti osannanti il mostro e via così andare, stiamo ancora oggi a cassa da morto vagante (gli ultimi appostamenti la danno all’aeroporto di Pratica) perché, ci dicono, non è stato possibile per i religiosi scomunicati da Wojtyła, ma riabilitati da Ratzinger, concludere il rito funebre. Dunque il seppellimento sarebbe ancora in itinere dopo il casino successo ad Albano (prefettizia location). Sarà alfine il fetore da decomposizione che obbligherà, volenti o nolenti, finalmente la sepoltura?

Sapete cos’è che veramente dovrebbe urlare alla vergogna? Il fatto che, a distanza di oltre 60 anni (!) dalle mostruosità, ancora oggi anziché liquidare il tutto in un semplice necrologio (a pagamento di chi aveva interesse) tra i più comuni: “a funerali avvenuti si comunica la morte di…” s’è scelto di fare del carnefice oggetto di memoria (ufficialmente e per cronaca) per ben più giorni di quanti ne dedichiamo in un anno alle sue vittime…   


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