Droga made in Italy

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di Piero Innocenti  

Quando, più di venti anni fa, muovendo i primi passi nella Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (DCSA), accennai, sia pur timidamente, alla possibilità che anche in Italia si potesse coltivare la cannabis in qualche campo fuori mano, lontano da occhi indiscreti, mi fu obiettato che alla criminalità non conveniva e che da noi, oltretutto, non vi erano le condizioni climatiche adatte a questo tipo di coltura. Non mi convinsero molto quelle considerazioni che oggi riporto sinteticamente e, anni dopo, rientrato, con le spalle irrobustite da un’esperienza di servizio pluriennale come esperto antidroga in Colombia, riproposi quelle mie osservazioni. Alcuni sequestri di decine di piante di cannabis effettuati nelle zone impervie aspromontane ( terreno fertile, ideale per le piantagioni i cui arbusti arrivano a toccare anche i 4 metri) e in Sicilia, tuttavia, non rappresentarono ancora un reale problema e, quindi, si rinviò ancora l’analisi sul punto. Iniziavano, in quel periodo, anche le prime coltivazioni di marjiuana in casa, prendendo spunto dalle esperienze dei più abili olandesi. La domanda di hashish e marjiuana è andata crescendo sempre più e oggi l’Italia, Francia e Spagna, sono i tre paesi europei dove si consuma più cannabis. Si parla di un fabbisogno di circa 2.500 tonnellate l’anno (fonte, rapporto Europol 2013). L’Italia, da sola, consuma il 14% della cannabis che circola nel vecchio continente, percentuale che sale al 30% per l’hashish. E’aumentato il consumo di “erba” anche tra gli studenti italiani, con l’età media del primo spinello che si è abbassata a quindici anni (cfr. l’analisi dell’Istituto di Fisiologia clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa, 2013). E’ noto, peraltro, che, secondo uno studio del 2012 sulle sostanze psicotrope nell’aria, finanziato dal Dipartimento delle Politiche Antidroga e pubblicato su Enviromental Pollution, la presenza aerea di cannabis, rispetto al 2009, è aumentata in diverse grandi città tra cui Milano, Verona, Firenze, Napoli, Bologna. L’offerta della cannabis non proviene più soltanto dal Marocco, dall’Albania e dal Libano, ma anche da fonti interne in fase di espansione. Le poche decine di piante sequestrate venti anni fa nei campi, sono diventate migliaia agli inizi del 2000 e decine di migliaia negli anni seguenti. Dalle 1.529.779 piante del 2007 alle 148.583 del 2008, a 1.008.336 del 2011. Nel 2012, la cifra record dei sequestri, con oltre 4milioni di arbusti di cannabis intercettati in tutto il territorio nazionale (fonte DCSA, 2013). Quest’anno, poi, al 30 settembre, mese che coincide con la raccolta, si sono registrati altri consistenti sequestri di migliaia di piante, in prevalenza in Calabria, Sicilia, Sardegna e Campania. Impressionanti anche, nel quinquennio 2008-2012, i dati sui sequestri di hashish (oltre 116 tonnellate) e di marjiuana (più di 48 tonnellate). Quest’anno, al 30 settembre, le forze di polizia italiane e le dogane hanno già sequestrato 23 ton. di hashish e circa 17 ton. di marjiuana.

Aumentano, oltretutto, le coltivazioni di marjiuana in casa da parte di persone insospettabili ( anche molto giovani), attente lettrici dei manuali per l’apprendimento delle coltivazioni di cannabis, che si possono prendere nei grow shop, insieme a fertilizzanti, impianti di illuminazione, stimolatori per la crescita delle piante. I due recentissimi episodi in provincia di Padova (ad Anguillara e Brugine) con l’arresto di padre e figlio (entrambi disoccupati) ed il sequestro, in un campo, di piccole coltivazioni di piante di  canapa (alcuni chilogrammi già pronti in casa), sono emblematici dello sviluppo di questa attività imprenditoriale (a livello familiare). Anche in agosto, in altri due episodi, in provincia di Reggio Calabria (a Mammola e a Sinopoli), erano stati indagati padre e figlio e sequestrate complessivamente 460 piante. D’altronde il guadagno non è male con un investimento abbastanza modesto. Una pianta di cannabis può rendere anche quattrocento euro e, a conti fatti, con una cinquantina di piante si può ricavare un bel gruzzolo. C’è, infine, nel campionario in continua evoluzione delle nuove sostanze psicoattive (nsp) trafficate e spacciate via internet, una moltitudine di cannabinoidi sintetici segnalati dal Sistema Nazionale di Allerta Precoce del Dipartimento delle Politiche Antidroga. Ma sulla rete criminale on line ( ancora sottovalutata), che commercia droghe tradizionali e sintetiche, torneremo presto per qualche informazione di dettaglio.

da liberainformazione.org


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