Letta forever. Il caffè di sabato 27 luglio

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“Scoppia il Pd” azzarda il Giornale. Ma guarda un po’ che si inventa il Sallusti! Poi leggo Repubblica e son dolori. “Il Pd scoppia sulle primarie” Scoppia, proprio scoppia, come il Giornale. Poi la spiega:  “Epifani (dice) no al segretario premier, renziani e giovani turchi in rivolta”. Cerco un ancora nel

Corriere, il quale pudicamente dedica l’apertura alle Province che restano senza poteri, ma in prima Massimo Franco osserva: “Nemmeno la nube dei bizantinismi congressuali riesce a nascondere la sostanza dura dello scontro: il governo guidato da Enrico Letta non può essere destabilizzato proprio dal Pd e l’idea di consegnare la premiership a Matteo Renzi non è gradita alla nomenklatura”

Nomenklatura. Provo a dare dei volti alla parola. Quelli che hanno vinte le ultime primarie e hanno gestito il partito. Dunque, Bersani, Zoggia, Stumpo.  Quelli che ne hanno condiviso gli errori (o se volete il percorso) dal governo del “cambiamento” alle “larghe intese”, passando per il Napolitano bis. Dunque, Franceschini, Epifani, Fassina, cui devono sommarsi Speranza e Zanda, che muovono i gruppi di Camera e Senato. Senza omettere i 101 che non volevano Prodi perché lo consideravano un ostacolo al governo con Berlusconi. Tutte queste persone hanno fatto una scelta politica,tattica e strategica. Che si riassume in un nome: Enrico Letta. Al governo con Alfano fino al 2015, poi candidato a succedere a se stesso. Con quali voti, si vedrà.

Renzi: un impaccio. Cuperlo, Civati, Pittella: fighetti. Barca: non pervenuto. Mineo: ma che vuole questo! D’Alema, Veltroni, Prodi, Bindi, Fassino: rottamati o in via di rottamazione. Marino, Pisapia: facciano i sindaci che è meglio. Prendiamo atto che di questo si tratta. Sta qui il merito congressuale. Non nella ricerca di “regole”, né in quella di un segretario all’altezza del compito. Il punto è il governo, quello che c’è e quello che ci sarà (Berlusconi e Grillo permettendo), dopo il semestre della Presidenza  italiana dell’Europa  e dopo lavacro dei nostri peccati nell’acqua santa delle riforme Costituzionali.

Parliamo allora  di bilanci e di prospettive. Titola il Fatto: “La Costituzione stracciata spacca il Parlamento”. E aggiunge “l’ostruzionismo del movimento cinque stelle e l’opposizione di SEL strappano il rinvio del voto a settembre”. Ora, i lettori sanno come io non consideri la nascita di un Comitato per le riforme come l’apocalisse. Si tratta, piuttosto, della conseguenza di un errore. L’errore è quello di non aver saputo eleggere un Presidente e di essersi rivolti a Napolitano. E da quell’errore -tante volte l’ho scritto-  si esce abrogando la “legge porcata” (per essere pronti al voto) e dando al governo Letta un mandato limitato e a tempo. Fare qualcosa per il lavoro,trattare con Europa perché allenti,almeno, il nodo scorsoio del rigore che ci serra il collo. Ci sarà poi tempo di “vedere” il bluff delle riforme. La vedo così,tuttavia non ha torto Il Fatto a cantar vittoria. Le opposizioni hanno scelto quel terreno, quello dell’apocalisse costituzionale, e hanno vinto.

La Stampa. “Shalabayeva, polizia sotto accusa”. “Omissioni e fretta insolita”, così, secondo il Presidente del Tribunale, il giudice di pace fu indotta ad autorizzare l’espulsione di Alma. La polizia omise di segnalare le generalità kazake di Alma Shalabayeva, per ottenerne l’espulsione la donna fu presentata al giudice di pace come Alma Alua Ajan, con passaporto centro africano, forse falso.  Insomma, non passa giorno che il nostro governo non si copra un po’ più di vergogna o di ridicolo, per questa brutta storia. Perché delle due l’una. O “la polizia” ha fatto quel che ha fatto senza il beneplacito del governo, allora abbiamo un governo inesistente. Oppure i funzionari hanno avuto, a qualche titolo, un avallo governativo, allora vuol dire che il nostro governo ha mentito in Parlamento.

In ogni caso, e qui vengo alle prospettive,abbiamo un governo sotto ricatto. Il finanziamento illecito ai partiti non sia più reato, si rinunci alla legge contro l’omofobia, si renda impossibile definire  il voto di scambio politico mafioso e intanto si riducano le pene per favirire prescrizioni. Non vi sembrano ricatti, questi? Minzolini, sul Giornale, ci mette la ciliegia sopra. “Se i giudici eliminano il Cavaliere, ci troveremo in mano della Merkel”. A ricordarci che mancano 3 giorni all’alba del 30 luglio, la Corte di Cassazione che esamina la condanna al carcere e all’interdizione per Silvio Berlusconi. Insinuano i giornali che molti dirigenti del Pd (quelli della famosa “nomenklatura”) stiano facendo il tifo per un rinvio della sentenza. Per svoltare l’estate.

Non c’è soluzione di continuità. Mi duole, doverlo scrivere. Siamo ancora,noi dl Pd, in piena crisi post elettorale. Il gruppo dirigente che ha proposto Marini e poi si è ritirato sotto la tenda, che ha brucato con villania Prodi, che si è gettato in ginocchio davanti a Napolitano, è ancora lo stesso non si è ricreduto su niente. Di rinvio in rinvio,di compromesso in cedimento sta travinando il Pd in una sorta di cupio dissolvi. Con tante pietose bugie. Come quella secondo cui  il segretario non dovrebbe esser candidato perché il partito merita cure a tempo pieno! Come no, allora  dimettiamo i segretari regionali che ricoprono cariche elettive. Riduciamo la Direzione da 200 che applaudono a  20 che decidano. Diamo ragione a Barca, quando afferma che il Pd non può confondersi con lo Stato, non può più selezionare con le correnti dirigenti pubblici, amministratori, presidenti di commissioni, sotto segretari. Mobbasta! La nostra gente ne ha le tasche piene. Diteci che volete Letta per sempre e finiamola lì. Dite che preferite  Alfano come alleato piuttosto che Vendola e Tabacci. Ammettete che Renzi non dà garanzie alla maggioranza dei funzionari, dello staff, degli uffici stampa, insomma delle persone che vivevano e vivono di Pd. Caso mai rottamasse l’apparato.

Intanto in Egitto, la transizione scivola verso la guerra civile. 70, forse 100 morti, al Cairo. La polizia spara sulla folla. I Fratelli Musulmani, autoritari e paternalisti, sconfitti dalla loro stessa incapacità, ora chiamano alla mobilitazione in difesa della Costituzione e delle libertà. I fucili non sparano fiori ma proiettili. La rivoluzione non trova una classe dirigente. L’Europa dorme, Obama non sa che fare.  Ieri, quando la strage già covava e le all news mostravano le piazze contrapposte a Città del Cairo, Rainews24  si deliziava  con una lunga e verbosissima diretta papale dal Brasile, interrotta da collegamenti con Sesto San Govanni, dove i sindaci di Milano e Roma sembravano parlarsi fra loro. Ho avuto la misura di quanto poco sia rimasto del mio lavoro. Amen. La Rai a Gubitosi, Letta a palazzo Chigi, Alma ad Astana, e al diavolo l’Egitto.

da corradinomineo.it


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