Italia, sicurezza precaria

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di Piero Innocenti  

La vile e brutale rapina in casa, subita, alcuni giorni fa a Rovolon (Padova), da una signora di 97 anni, da parte di due banditi che, secondo la denuncia, “parlavano un italiano stentato”, deve indurre a qualche seria riflessione le autorità provinciali di pubblica sicurezza, magari con adeguate e tempestive iniziative in sede di Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, per attenuare le paure e l’allarme che tali fatti determinano. E non si tratta, diciamolo molto chiaramente, di “insicurezza percepita” o “enfatizzata” mediaticamente, ma di “insicurezza reale” o, forse, sarebbe meglio dire, di “sicurezza insufficientemente garantita”.

Non spetta a noi valutare quale sistema coordinato di controllo del territorio da parte delle forze di polizia sia in atto a Padova e provincia, quante pattuglie operino sul territorio provinciale e urbano durante il giorno e, soprattutto, nelle fasce serali e notturne (che sono i momenti in cui maggiore dovrebbe essere l’azione di vigilanza e di prevenzione), quanti e quali controlli vengano svolti nei singoli servizi, se venga verificata l’azione di polizia preventiva perché sia reale ed effettiva. Siamo, tuttavia, perfettamente consapevoli che, da anni, con governi e ministri dell’Interno sempre molto distratti, le risorse umane ( anche per pensionamenti non rimpiazzati) e materiali, si sono sempre più assottigliate e, quindi, oggi , nel contesto di una perdurante grave situazione economico-sociale, c’è davvero di che preoccuparsi. E dico questo nonostante il generoso impegno di tanti poliziotti e carabinieri che, in condizioni non certo entusiasmanti, continuano a prestare il loro servizio alla cittadinanza. Sta di fatto che, se  miracoli non se ne possono fare, la sicurezza è un bene collettivo troppo prezioso perché continui ad essere accantonato e rimandato ad altri momenti.

Non è né Imu né Iva! E non si può certo dire che la delinquenza vada in vacanza. Anzi! I delitti commessi in tutto il territorio nazionale nei primi cinque mesi del 2013, circa 400mila (dato non consolidato, fonte Dipartimento della Pubblica Sicurezza, Roma, giugno 2013), sono sostanzialmente in linea con i 407mila dell’analogo periodo del 2012 ( in aumento di circa il 5% rispetto al 2011). Senza voler criminalizzare nessuna etnia, è un dato su cui riflettere quello dei circa 126mila delitti commessi dagli stranieri nel periodo suddetto del 2013 ( furono 127mila in tutto il 2012). Nella regione del Veneto, poi, sempre nei primi cinque mesi del 2103, i delitti segnalati dalle forze di polizia alle varie Procure della Repubblica, sono stati oltre 27mila (come nel 2012) e di questi ben 11.500 quelli commessi da stranieri. Nel dettaglio, sempre nel Veneto, non possono non destare preoccupazione per chi ha responsabilità nella gestione dell’ordine pubblico e della sicurezza, i 10 omicidi volontari, i 37 tentati omicidi, le 145 violenze sessuali (più della metà attribuite a stranieri), i 4.298 furti (2800 commessi da stranieri), le 571 rapine (320 attribuite stranieri), le 155 estorsioni, i 1.781 delitti collegati agli stupefacenti (1.131 agli stranieri), i 239 casi per sfruttamento della prostituzione (oltre la metà agli stranieri). E la lista la interrompiamo qui per non contribuire ad  alimentare le ansie. Mi pare, tuttavia, che ci siano sufficienti dati statistici per affermare che, probabilmente, qualcosa di più può esser fatto per accentuare il controllo e la prevenzione sul territorio, coordinando intelligentemente le forze di sicurezza ( incluse quelle locali). Se non si vuole che le cose peggiorino.

da liberainformazione.org


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