Parlare di Dignità e Costituzione a Rebibbia

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Dopo parecchie porte che si aprono davanti e si chiudono di dietro, entro nei locali del parlatorio di Rebibbia. Ci sono una sessantina di detenuti seduti sulle sedie bianche di plastica, li guardo, mi guardano e il silenzio si rompe con il mio saluto e la loro risposta. Parliamo di “Dignità e Costituzione”, mentre la troupe di Rainews24 riprende tutto e Luce Tommasi corre con la penna sui suoi appunti.

Dico che la dignità è il valore di una persona, semplicemente perché è una persona. E nessuno può togliercela, perché la Costituzione non lo permette. E non potrebbe esistere senza l’uguaglianza, tant’è che la Carta introduce questo principio, partendo proprio dalla dignità.
Quelli che stanno seduti bassi nell’ultima fila, staccano i gomiti dalle ginocchia e alzano la testa

Parliamo del valore delle regole e della civiltà del limite, che rende possibile convivenze sempre più complesse se diventa cultura dell’autocontrollo. Scelgo di finire presto, per lasciare spazio alle domande.
“Belle parola, la dignità – mi fa il sessantenne curato e in tuta proprio davanti a me – ma quale dignità c’è nel “fine pena mai?”
“Qui dentro – chiede un altro – potremmo fare un sacco di cose e di lavori, ma veniamo utilizzati al minimo, rispetto alle idee che abbiamo”
Il ghiaccio si è rotto, vogliono parlare in tanti.

“Mi piace quello che ha detto – dice uno con tatuaggi su tutte le braccia – ma là fuori nessuno si occupa di pene alternative, che diminuirebbero la pressione nelle carceri e aiuterebbero il reinserimento”.
“I media devono parlare più di noi, devono dire che vogliamo pagare i nostri sbagli, ma poi cambiamo, invecchiamo, ma non vogliamo morire qui dentro”
“Io voglio dire che mi manca la mia famiglia, So che all’estero ti fanno vedere la moglie e i figli, mentre qui abbiamo le telefonate contate e le visite con il controllo visivo”

Cerchiamo di rispondere a tutti.
Marta Pirozzi parla dell’importanza delle relazioni e della politica che deve fare di più partendo dal recupero delle relazioni per affrontare i problemi dentro e fuori dal carcere. Luce Tommasi insiste su come Rainews24 abbia voluto esserci proprio per “ascoltare” e raccontare queste situazioni.
“Ma noi questo canale non lo vediamo. Perché non fate qualcosa per farcelo vedere?”.

Il Prof Iacomini – insegnate e organizzatore dell’incontro – s’impegna a richiedere il collegamento al canale e spiega come organizzano le loro lezioni, partendo da un motto che si sono scelti: Libertà è sapere.
Finisce l’incontro. Tutti vogliono stringerci la mano
Arriva anche Gookooluk delle Mauritius, mi prende per un braccio, poi quasi si pente della sua urgenza.
“Io sono 20 anni che sono invisibile. Mi ha salvato l’arte. Qui ho imparato a fare i mosaici e tutti quelli che vede sui muri li abbiamo fatti noi. Mi promette che dice a quelli di fuori di non chiudere la nostra scuola di mosaico? Dicono che non hanno i soldi, ma ne servono pochi. Me lo promette?”


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