La prima volta della Santa Sede

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La prima volta della Santa Sede alla Biennale  di Venezia: un fatto che viene letto come il tentativo di riconciliare l’arte contemporanea, a lungo estranea , se non addirittura in rotta di collisione  con i dettami della fede cattolica. A dir la verità, in tempi moderni, a porre per primo la questione  era stato Papa Paolo VI , in termini problematici , ma di grande apertura, per niente confessionali.

La presenza della Santa Sede all’interno di un’istituzione come la Biennale rappresenta, comunque,  un fatto nuovo. Tanto più se si scorre,  anche  solo velocemente,  la storia delle relazioni tra l’ente veneziano e le  autorità ecclesiastiche. Spesso costellate da censure da parte di quest’ultime. A cominciare dalla  prima edizione, quella del 1895 ,  con la condanna per il nudo di Giacomo Grosso e  poi via via  declinando negli anni e nei diversi settori della Biennale. Un esempio per tutti:  le polemiche su “ L’ultima tentazione di Cristo “ di Martin Scorsese ( 1988 ).

Si capisce, quindi, la grande attesa per il tema e gli artisti scelti. Annunciati, ieri,  dal Cardinale Gianfranco Ravasi, dal 2007 presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Il tema : la Genesi ( era già noto ) ; gli artisti : il milanese “ Studio Azzurro “ , una pluriennale esperienza nell’ambito della video arte e delle installazioni interattive ; il fotografo ceco Josef Koudelka , che documentò l’invasione dei carri armati sovietici a Praga ( 1968 ) e l’artista statunitense, di origine australiana , Lawrence Carroll. A “ Studio Azzurro “ il compito di svelare il processo della “ Creazione”  della vita: a Koudelka la testimonianza della De Creazione, quando prevalgono le forze distruttive. Carrol è artista assolutamente avulso da qualsiasi rappresentazione figurativa: ma nelle sue opere riutilizza spesso materiali di scarto, dando loro una nuova dignità.  Rappresenta, quindi, il momento della rinascita.

A premessa,  un trittico ,  degli anni sessanta,  di Tano Festa, ispirato alla creazione di Adamo,  il capolavoro di Michelangelo nella cappella Sistina.
Che è l’unico riferimento , esplicito , ad un’iconografia cristiana.

Per trovarne un altro occorre uscire dalla Biennale e recarsi a Punta della Dogana dove  sono esposti tre crocefissi,  realizzati con filo spinato,  da un artista mussulmano,   Adel Abdessemed. Sua fonte  ( dichiarata) d’ispirazione : la Crocifissione di Grunewald, uno dei vertici più alti  mai raggiunti nella rappresentazione  del  dolore ( inizio ‘500 ). Coincidenze o , forse, divergenze che indicano la complessità dell’intreccio  tra  arte e religione.

Quanto alla locazione del padiglione della Santa Sede , ovviamente privilegiata, all’interno del percorso dell’Arsenale , in uno spazio appositamente restaurato. Costo 700.000 euro, di cui 300.000 a carico della Biennale, gli altri a sponsor  privati .


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