Terremoto a L’Aquila, quattro anni dopo per non dimenticare

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A quattro anni da quei venti secondi di terrore e di morte sono ancora tante le crepe nella ricostruzione: crepe nelle risorse economiche impegnate e ancora da spendere, crepe nel territorio ancora danneggiato, crepe nella vita delle famiglie. Oggi, in molti vorrebbero rimuovere questa memoria, archiviare ciò che è accaduto. Sarebbe un tragico errore, oltre che un insulto a chi ha sacrificato la propria vita mentre affaristi e pseudo imprenditori ridevano al telefono. Sin dalle prime ore come Libera siamo stati impegnati i quei luoghi a portare solidarietà concreta, impegno, attenzione insieme ai tantissimi volontari provenienti da tutta Italia. E insieme alla solidarietà come Libera abbiamo accesso i riflettori sugli affari della Ricostruzione denunciando con analisi dettagliata e documentata un prima ed un dopo il 6 aprile.

Perché la scossa che alle 3.32 ha devastato l’Aquila non ha prodotto solo lutti e macerie. Ha spazzato via anche quel velo di ipocrisia che copriva chi si ostinava a parlare ancora di Abruzzo isola felice. E già nella prima emergenza e nei primi mesi del post terremoto, è emerso chiaramente che la regione era impreparata e disarmata per affrontare i nuovi rischi che gli si ponevano davanti. Le inchieste della magistratura, le prime sentenze dei processi, le intercettazioni hanno dimostrato che le nostre denunce non erano infondate e che la storia delle infiltrazioni criminali, delle cricche, dei comitati d’affari e della corruzione nel terremoto dell’Aquila non è ancora conclusa.

Dopo quattro anni continueremo a vigilare e non dimenticare. Continueremo a lavorare per rompere i silenzi con il coraggio della denuncia seria, documentata che sarà affiancata dalla forza della proposta che insieme alle forze dell’ordine, alla magistratura, e quella parte trasparente delle istituzioni, cittadini e associazioni dobbiamo portare avanti. Un atto dovuto, un atto d’amore e di rispetto per quella meravigliosa terra e per le tante persone che non ci sono più. Vogliamo una ricostruzione pulita e lo dobbiamo a quanti sono rimasti sotto ad edifici costruiti con sabbia di mare o con cemento scadente. E nell’anniversario della tragedia, a quattro anni da quelle tragiche giornate pensiamo sia fondamentale capire cosa sia realmente successo in quel territorio prima, durante e dopo il terremoto. Per questo come Libera organizzeremo il secondo campo nazionale di mediattivismo a Paganica presso la Polisportiva Paganica Rugby dal 16 al 23 luglio 2013. Il campo accoglierà 45 volontari provenienti da tutta Italia per approfondire insieme cosa è stato raccontato dai mezzi di comunicazione ufficiale e cosa (e come) gli abitanti abruzzesi hanno raccontato in quella situazione di emergenza. La conoscenza per continuare a coltivare la speranza di un cambiamento possibile, di una sfida che si può vincere, nonostante tutto.

Se c’è una lezione del dopo terremoto che ancora non è stata tratta dalla classe dirigente di questo Paese, a cominciare da quella politica, è forse proprio questa: l’ambiente, il territorio, le nostre città, l’identità di una comunità sono risorse strategiche dell’Italia, che non possono essere lasciate impunemente in mano a chi le saccheggia per trarne profitto.

Da Libera Informazione


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