Italia/Libia, storia dimenticata

0 0

Nella raccolta perfezione (scenografica ed ambientale) del Teatro di Documenti di Roma,incastonato su pianta verticale a Monte Testaccio, a ridosso da dove -in epoca romana- si animava il porto fluviale, Anna e Carla Ceravolo allestiscono uno spettacolo di preziosa  ricognizione  storica,  incentrato sui rapporti fra Libia e Italia, ad un secolo dall’avventura littoria che tanti lutti costò ai ‘vincitori’ e ai ‘vinti’ -nel clima narcotizzante della retorica fascista

“I racconti che si fanno in quasi tutte le famiglie italiane, pullulano di vicende legate a terre lontane, terre d’emigrazione, terre sognate – chissà! – come terre madri. Raccontare queste storie, che costituiscono i germi veri della Grande Storia, significa riconoscersi in un passato che ci appartiene e che i più giovani, soprattutto, devono scoprire”- spiega Anna Ceravolo, scrittrice e regista

-Dal velleitario  impero coloniale alla primavera dei paesi arabi sono trascorsi più di cent’anni. Tutti di solitudine? Tutti   vani e reiterati come mito di Sisifo?

“ Cento anni fanno, ma non sono la storia. Probabilmente servirò ancora altro tempo per sapere sino in fondo. Anche il nostro spettacolo, del resto, è  aggiornato di  volta in volta, sulla base di ulteriori acquisizioni iconografiche”

-Cosa imparano i ragazzi d’oggi? Cosa li coinvolge di più?

“Noi vogliamo raccontare una lunga pagina di storia  nazionale e non, dando voce soprattutto a coloro i quali si sono recati in quel vagheggiato Paese ricchi solo di speranza, per poi venirne allontanati da bambini (come è avvenuto ai 13.000 ragazzi spediti in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale che sono rimasti separati dalle famiglie per anni, n.d.r), o esserne brutalmente espulsi dopo la presa del potere di Gheddafi nel 1970. Per scoprire come, al di là dei disegni astrusi della politica, tra la gente comune si rinsaldassero rapporti di rispetto e fratellanza. Oggi, apprendendo la volontà e il dolore del popolo libico che vuole alzare la testa, si riaccende la nostalgia, lo struggimento, l’affiatamento con quelle genti. Ma siamo solo all’inizio di un trauma tutto da metabolizzare….”

-Lo spettacolo è un raro esempio di teatro-documento, di inchiesta a ritroso priva di invettive e rancore,anzi doviziosa di particolari umani e sottile ironia per i sogni infranti. Quelli cui Piera Fumarola ed Alessandro Berardinelli danno voce da disincantati cantastorie…..

“Sono tutte  esperienze vissute in prima persona da donne e uomini di entrambe le sponde. Tutte   testimonianze che si rintracciano in ampio  corredo di proiezioni di documenti originali dell’epoca ….foto, scritti, cartoline illustrate, materiali stampa…. Affinchè lo spettatore sia  catapultato nel  cuore pulsante delle storie evocate.  Ma ripeto: dato il continuo evolversi delle vicende libiche, lo spettacolo si situa in un continuo divenire.

– ‘Bel suol d’amore’ ha un’anima  autobiografica….

“Appartengo ad una famiglia la cui storia è punteggiata da partenze e talvolta da ritorni, o talvolta no. Una famiglia i cui componenti si sono spostati nel mondo alla ricerca di lavoro o per dissentire da un regime. Le cui radici sono state tranciate, frantumate. La cui identità ha smarrito i contorni e, almeno temporaneamente, tale perdita di certezze ha provocato sofferenza e isolamento. Questa sorte è la realtà di molte famiglie, è una storia che abbiamo in comune. È quasi scontato affermare che, se non si riflette sul passato, non si può comprendere il presente e tantomeno presentire il futuro. Proprio mentre questi tempi amari non danno affatto per scontato che i nostri figli e nipoti decidano di vivere dove sono nati anziché cercare fortuna altrove, verso luoghi più promettenti”

– Si parlava di un lavoro tutto in divenire….

“Sono accadute migliaia di microstorie, tutte degne di memoria  dalla cacciata degli italiani (dopo la presa del potere da parte di Gheddafi nel ’70,n.d.r.) fino alla guerra civile del febbraio 2011. Eventi  che hanno sconvolto  la Libia e purtroppo deluso le speranze riposte in un cambiamento che si voleva partisse dal basso. Ciò che più mi ha colpito, raccogliendo le voci dei testimoni, è che la diffusa solidarietà e desiderio di convivere in pace multietnica erano i sentimenti prevalenti,  i pilastri della Microstoria  periodicamente traditi dalla cosiddetta realpolitik.   Dai suoi responsabili di ieri e di oggi”

****

“Bel suol d’amore”       Drammaturgia e regia Anna Ceravolo. Scene e costumi Carla Ceravolo. Con Alessandro Belardinelli, Piera Fumarola e la testimonianza in video di Rosanna Del Mastro, Valerino Del Mastro, Lina Frezzato, Ibrahim Khalil, Khaled Mansour, Renaldo Pacelli, Adalgisa Palumbo, Giovanna Palumbo. Video Renato Ferrero. Tecnica Lucia Miele Liquori. Produzione  Ass. Teatro di Documenti, Roma


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21