Le tre riforme dell’informazione di cui ha bisogno l’Italia

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Tanto tuonò che piovve oppure scappati i buoi si pensa di chiudere la stalla o anche chi dorme non piglia pesci. Insomma si può scegliere in un vasto campionario il proverbio giusto per inquadrare i comportamenti e le deboli scelte del mondo di centro sinistra rispetto alla (resistibile) ascesa di Silvio Berlusconi e alla conquista de La7 realizzata in questi giorni.
Certo non l’ha comprata lui in persona, mica è scemo il personaggio, e nemmeno l’ha fatta comprare da un prestanome. Non ce n’era bisogno perché l’Italia berlusconiana e quella dell’informazione in particolare è così intrisa dei suoi valori, dei suoi metodi, del suo approccio all’informazione e alla cultura, dei suoi soldi che non c’è stato bisogno di muovere un dito. Come al solito è bastato confidare sulla passività del mondo che al berlusconismo si oppone da venti anni e il gioco è stato fatto.
Oggi Enrico Letta piange sul latte versato (altro proverbio che si aggiunge alla lista) e dice che subito la maggioranza di centro sinistra farà una legge per le televisioni e per il conflitto di interessi. Bersani conferma. Va bene crediamoci. Allora, quando si comincia a discuterne? No, perché dopo anni di battaglie e di impegno di associazioni, movimenti e comitati una riforma così vasta non può venir fuori da accordi tutti interni al “palazzo”.
Di proposte in campo ce ne sono, le idee non mancano. MoveOn Italia ha elaborato una piattaforma che ha ricevuto l’adesione di centinaia di esponenti della politica, del giornalismo, della cultura, della cittadinanza attiva: la nota riforma chiamata “La Rai ai cittadini”. Pochi punti che identificano le vie della fuoriuscita dei partiti dal governo della Rai in base a criteri che somigliano al modello tedesco di disciplina delle Tv pubbliche con una governance che riflette una pluralità di soggetti istituzionali e sociali. Il tutto con il necessario accompagnamento di norme sul conflitto di interessi e sulla concentrazione della proprietà che oggi vede Mediaset regina assoluta degli spazi pubblicitari.
Il primo passo da fare tra pochi giorni passate le elezioni sarà ritrovarsi intorno ad un tavolo per iniziare il confronto fra le diverse proposte e puntare ad arrivare ad un testo condiviso in poche settimane. Tra articolo 21 e MoveOn sono state raccolte adesioni a questo percorso da parte di molti che siederanno in Parlamento che, quindi, saranno i naturali referenti della riforma.
Ormai La7 è di Cairo e la miglior risposta ad un’eventuale manovra di portarla nell’orbita berlusconiana o di finalizzarla ad una logica di sistema con Mediaset è fare le tre leggi che da anni in tanti chiediamo: riforma della Rai, conflitto di interessi, concentrazione della proprietà e degli spazi pubblicitari.

* MoveOn Italia


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