Iran. Rischia la paralisi uno dei giornalisti arrestati

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Soleyman Mohammadi, uno dei 18 giornalisti arrestati nella Repubblica Islamica lo scorso 27 gennaio, rischia la paralisi. Soleyman Mohammadi poche settimane prima dell’arresto era stato operato al disco e soffriva ancora le conseguenze del difficile intervento. In un colloquio telefonico con la famiglia dal carcere di Evin, dove si trova attualmente, ha dichiarato di aver perso quasi completamente l’uso della gamba destra.
Soleyman ha anche aggiunto che è stato accompagnato una sola volta all’infermeria del carcere, dove il medico di turno senza visitarlo ha prescritto dei calmanti. Il chirurgo che ha operato Soleyman ha scritto una lettera all’Autorità Giudiziaria,  sottolineando la necessità di concedere al detenuto gli arresti domiciliari in quanto si trova ancora in stato di convalescenza. Le autorità carcerarie hanno rifiutato di accettare i medicinali prescritti dal medico curante con la scusa che potevano contenere della droga.

Nessuna notizia invece di Sasan Aghaii, un altro giornalista arrestato lo scorso 27 gennaio. Mentre tutti gli altri hanno potuto comunicare telefonicamente almeno una volta con la famiglia, di Sasan nessuno ha più avuto notizie. Nemmeno gli altri  giornalisti detenuti hanno potuto dire dove si trovi il giornalista del quotidiano  Etemad, vicino all’ex candidato presidenziale Hojatolislam Mehdi Karroubi. Lo stesso Karroubi assieme all’altro candidato alle presidenziali del 2009, Mir Hossein Mussawi, e alla moglie di quest’ultimo Zahra Rahnavard, si trovano agli arresti domiciliari da oltre due anni.

Secondo informazioni trapelate dal carcere, tutti i 14 giornalisti ancora detenuti ( quattro sono stati rilasciati dietro cauzione) vengono pressati quotidianamente  per comparire davanti alle telecamere dell’emittente statale ed “ammettere” le proprie colpe. Secondo quanto scrivono i siti vicini al Ministero dell’Intelligence, tutti i giornalisti arrestati erano in contatto con centri di spionaggio occidentali attraverso i loro colleghi all’estero. Stando a questo teorema, la “rete di spionaggio” della quale facevano parte i giornalisti ha sede a  Londra, più precisamente nella redazione del servizio in lingua farsi della BBC World,  e nelle filiali di Parigi e Istanbul.


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