Indignez-vous!

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di Nadia Redoglia
Per anni ci siamo trovati nella condizione di dover “resistere, resistere, resistere!” ingoiando elezioni ed eiezioni che ci hanno imbottito di vergogna e di ridicolo. Finalmente, giunta l’epoca del riscatto al nostro aver resistito, arrivò il momento di poterci “indignare, indignare, indignare!”
Se nella resistenza può anche servire il silenzio, nell’indignazione la parola è sempre d’obbligo. La prima è “No!” seguita, se del caso, da altre per spiegare all’ospite che prima di tutto è in casa nostra.

Da noi il dovere d’informazione, stante la pusillanimità con cui i “mestieranti” fanno domande all’ospite e accettano risposte senza interagire, quasi non esiste: altro che il resistere e, figuriamoci poi, l’indignarsi! In questo modo è certo che poi vien bene ai cultori del “manuale del piccolo psicologo” predicare contro il “più si parla di lui e più i sondaggi lo premiano!”.

Infatti il bisogno che tutti quanti noi dovremmo sentire è rivolto al parlarGLI non già al parlarNe. In venti anni ciascuno di noi ha avuto personalmente, tra parole, opere, missioni, più occasioni per farlo almeno una volta!
E invece succede che, per esempio, alla presenza di monager d’azienda planetaria, dirigenti digerenti, staff tutto e pubblico mandrillone, l’ospite s’arroghi il diritto di lanciare a più riprese le sue eiezioni (http://video.repubblica.it/dossier/elezioni-politiche-2013/berlusconi-scatenato-con-l-impiegata-quante-volte-viene/118987/117473?ref=HRER1-1) accolte dai presenti con risate e applausi…

In altri Paesi (quelli che vantano “G” più numeri, ma pur moltissimi tra quelli senza lettera e cifre) il pubblico di donne e uomini indignati, si sarebbe allontanato, ma ben prima manager e dirigenti avrebbero educatamente allontanato l’ospite indegno. Il che può solo voler dire che quelle persone hanno imparato dalla resistenza il significato d’indignazione e dopo averlo fatto proprio hanno saputo inculcare ai loro servitori pubblici e privati l’obbligo di adeguarsi, ché altrimenti sarebbero stati licenziati in tronco.


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