Note a margine sulla conferenza stampa di Monti

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Ho ascoltato con attenzione le parole che l’attuale presidente del Consiglio, Mario Monti, ha detto ieri agli italiani, le domande che alcuni giornalisti gli hanno fatto, il quadro complessivo che Monti ha delineato e che si trova nelle 25 pagine pubblicate in tutto il mondo.

Ci sono sorprese nel suo discorso rispetto a quello che l’attuale capo del governo ha detto e fatto nell’anno in cui ha retto il potere pubblico in Italia? Non grandi differenze ma due differenze importanti  sì.

Monti ha chiarito agli italiani che non può candidarsi nella prossima campagna elettorale non soltanto perchè è già stato nominato dal Capo dello Stato senatore a vita ma anche perchè non se la sente di ricominciare daccapo.

Lui può accettare l’incarico di presidente del Consiglio se le forze che vinceranno la gara glie lo chiederanno ma non può dire prima a quale forza si vuol legare e condizionare il suo impegno.

Sono trascorse poche ore dal suo discorso ma il PDL ha respinto in maniera così chiara e decisa il discorso montiano  che le forze politiche interessate alla sua personalità non possono essere che quelle del cosiddetto centro costituito dall’UDC di Casini, da Italia Futura di Montezemolo e da altre formazioni minori.

Quanto alla sinistra, a cominciare da quello che è il maggiore partito cioè il Partito democratico, ha incassato con sfumature diverse (tra Letta e Bersani, come era ovvio) quel che Monti ha detto (e ritorneremo su questo punto) ma ha mantenuto una certa cautela. Monti è una risorsa della repubblica e il centro-sinistra ne terrà il debito conto ma, per ora, non si può dire molto di più.

Certo, chi ha vissuto questo ultimo anno in Italia sa che il governo Monti ha affrontato il problema del debito italiano colpendo con la tassazione gli italiani raggiungibili dallo Stato e non dunque i più ricchi o gli evasori ma i dipendenti pubblici e i pensionati, cioè proprio quelle categorie già tartassate dai governi precedenti e in particolari da quelli ultimi guidati da Silvio Berlusconi e inserendosi quindi nella serie dei governi italiani che non sono andati alla radice dei mali e delle contraddizioni italiane ma dalla situazione così come è hanno trovato i mezzi per risolvere le emergenze del momento. Grave errore questo e tale da determinare nuove ingiustizie ed alienarsi proprio gran parte dei lavoratori onesti. Questo va detto con chiarezza per evitare equivoci futuri.

La prospettiva politica emersa tuttavia per il futuro  dall’intervento del presidente del Consiglio è quella di costituire un’ala necessaria di un futuro governo di centro-sinistra. Cerchiamo di spiegare perchè.

I punti essenziali del discorso della vigilia si trovano anzitutto nel rapporto tra Italia ed Europa.Monti ha detto quello che chi difende e sostiene la democrazia repubblicana dopo il 1948 e la sua costituzione non può non sottoscrivere.

L’Europa deve trasformarsi in un continente davvero comunitario e non restare una pura aggregazione di stati come è stata finora  e l’Italia deve svolgere nel continente un ruolo attivo e da protagonista, quindi aperto ai problemi internazionali nel Mediterraneo come a livello atlantico.

Nello stesso tempo, l’Italia deve diventare un paese moderno, come non è ancora del tutto, e  l’amministrazione pubblica deve  essere limpida e trasparente, oltre che dinamica ed efficiente. In questo senso il problema della corruzione deve essere affrontato con misure molto più efficaci di quelle che il parlamento ultimo è riuscito a varare.

Il rapporto tra la politica e le istituzioni deve cambiare e la lotta contro le mafie e l’economia sommersa deve raggiungere gli obbiettivi che la costituzione del 1948 indica ma che sono ancora lontani.

L’economia deve liberarsi dai troppi monopoli ed oligopoli che ancora la bloccano ma tener conto dei grandi problemi sociali che ha il nostro paese.

Abbiamo sentito più volte la parola concorrenza che, nella storia del nostro paese, ha avuto sempre scarsa fortuna, ma che ha fatto parte a buon diritto delle grandi democrazie occidentali e di cui un regime democratico moderno non può fare a meno. E abbiamo letto riferimenti importanti a capitoli come quelli della scuola, dell’università, della ricerca che sono fondanti nella nostra visione dell’Italia nei prossimi anni.

In questo senso l’accordo con il discorso del capo del governo è pieno.

Quello che non abbiamo sentito nel manifesto o, come si ama dire, l’agenda di Monti riguarda i capitoli che attengono all’uguaglianza dei cittadini e alla lotta per la costruzione di una nazione che dia a tutti i cittadini (incominciando dalle generazioni nuove e che verranno) eguali opportunità di inserirsi nella società e di veder adeguatamente valutato il proprio lavoro.

Decisiva sarà, da parte sua, la capacità e l’interesse a confrontarsi non soltanto con i politici di professione o con i rappresentanti degli imprenditori ma anche con uomini di valore indipendenti  che provengano dalle università e dalle professioni o da diversi mestieri per elaborare le idee necessarie alla nuova fase dell’Italia dopo la fine della “repubblica dei partiti”, come l’aveva definita il mio vecchio amico Pietro Scoppola.

L’assenza totale di interesse dell’attuale presidente del Consiglio per gli istituti che possono far funzionare meglio una democrazia moderna un pò ci inquieta e vorremmo capire se Monti si rende conto dell’importanza di un capitolo, come questo non a caso trascurato negli ultimi trent’anni e che neppure il suo governo è riuscito ad affrontare?

Ecco, questa è forse la maggiore lacuna in un discorso per molti aspetti aperto e coraggioso come quello dell’attuale capo del governo.    


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