In Kazakistan media e giornali indipendenti sono considerati “estremisti”. E vengono sospesi o confiscati

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In, con una mano da tiranno, regna da oltre vent’anni lo stesso presidente – Nursultan Nazarbayev.  Forzatamente ‘amato’ dal suo popolo che con la maggioranza vicina al 90% (sic!) lo ha eletto più volte nelle elezioni dichiarate democratiche (purtroppo solo dallo stesso presidente Nazarbayev). L’osservatore ufficiale, OSCE – Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, ha individuato una serie di violazioni procedurali e ha chiaramente descritto le elezioni come non libere e non rispondenti alle norme internazionali. Intanto il mito del leader della nazione viene alimentato dalle nuove feste (la festa del primo Presidente, osservata per la prima volta quest’anno) e progetti come quello di un nuovo nome “Nursultan” per la capitale Astana, sempre in omaggio al Presidente.

Un anno fa, il 16 dicembre 2011 a Zhanaozen, una piccola cittadina in Kazakistan, le forze della polizia hanno aperto il fuoco contro gli operai del settore petrolifero, licenziati 7 mesi prima e da quel momento in piazza per una protesta pacifica contro le condizioni di lavoro e le condizioni salariali ingiuste. Il bilancio ufficiale delle vittime ammonta a 16 persone. Secondo fonti non ufficiali ci sarebbero state invece diverse decine di morti. Tale massacro era molto scomodo per le autorità che aspiravano a creare un’immagine internazionale del Kazakistan stabile, meta ideale per investimenti internazionali e partner serio e responsabile per accordi economici con i paesi europei e gli Stati Uniti. Ancora più scomodi sono diventati i rappresentanti della società civile, dell’opposizione extraparlamentare e dei media indipendenti che denunciavano errori, presentavano i fatti e chiedevano giustizia.

Il 2012 nella storia del Kazakistan si è svolto all’insegna delle repressioni contro tutti coloro che cercavano spiegazioni alla tragedia di Zhanaozen e non si sono piegati sotto le pressioni delle autorità. In una serie di processi farse, nella prima parte dell’anno, sono stati condannati a reclusione alcuni degli scioperanti di Zhanaozen, alcuni poliziotti coinvolti e rappresentanti delle autorità locali. Gli scioperanti condannati denunciavano torture
che avrebbero subito durante gli interrogatori.  L’8 ottobre 2012 è stato condannato a 7 anni e mezzo di prigione il leader del partito di opposizione non registrato Alga!, Vladimir Kozlov. Gli osservatori internazionali, tra cui Freedom House, Human Rights Watch, nonché il Parlamento Europeo nella risoluzione del 22 novembre 2012, la Commissione Europea, gli Stati Uniti hanno denunciato una serie di violazioni durante il processo. Dopo aver confermato in appello la pena di Vladimir Kozlov, le autorità hanno cominciato azioni repressive contro i media indipendenti.

Il 20 novembre 2012, la procura della città di Almaty in un atto di citazione  presentato al tribunale ha chiesto, in base al verdetto nel processo di Vladimir Kozlov, di dichiarare i media indipendenti “estremisti” e sospendere la loro attività professionale. Sono stati citati i seguenti media: gruppo mediatico “Respublika”, giornale “Vzglyad”, canale televisivo “K+” e video portale online “Stan.tv”, compresi i siti web legati ad essi. Già il 21 novembre, il giudice ha rilasciato l’ordine di confisca della prossima edizione del giornale “Golos Respubliki” che arrivava in Kazakistan lo stesso giorno (il giornale da anni non viene più stampato in Kazakistan) e quella di “Vzglyad”. Una decisione presa senza nessun’udienza né processo che confermasse le accuse contro i giornali. Le organizzazioni internazionali che si occupano dei diritti umani e della libertà di stampa (i.a. Human Rights Watch, Reporters Without Borders, Amnesty International, Front Line Defenders) hanno lanciato un appello alle autorità kazakhe perchè non limitino la libertà di parola con il pretesto di lottare contro l’estremismo. Senza nessun risultato. Dicembre ha portato i primi processi: il 30 novembre si è svolta la prima udienza nel processo contro il giornale “Vzglyad”. La seconda udienza è stata fissata per il 14 dicembre e poi rinviata. Il 4 dicembre, il tribunale regionale di Bostandyk, in poche ore ha ordinato al portale online “Stan.tv” la sospensione di tutte le attività sul territorio kazako. Lo stesso giorno, il medesimo tribunale ha vietato per tre mesi l’attività del sito web informativo “Guljan.org” sul territorio kazako. La prima udienza del gruppo mediatico “Respublika” si è svolto il 6 dicembre. La seconda udienza è stata fissata per il 13 dicembre e poi rinviata. Il 19 dicembre i funzionari del Comitato della Sicurezza Nazionale sono entrati negli uffici del partito non registrato “Alga!”, del giornale “Golos Respubliki”, del video portale online “Stan.tv” e dell’organizzazione non governativa “Aman Saulyk”. Hanno perquisito gli uffici e confiscato i documenti senza  tenere un elenco ufficiale delle cose sequestrate. I giornalisti temono che sia stata una provocazione per falsificare le prove contro di loro. Nessuno ha visto un ordine ufficiale di confisca né di perquisizione.

Tutto ciò succede in un paese che è stato recentemente eletto membro del Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite, che ha firmato vari accordi di cooperazione economica con un gran numero di stati membri dell’Unione Europea e che continua a dialogare con l’Unione Europea per firmare un avanzato accordo di partenariato e cooperazione. L’Unione Europea è stata creata su valori indiscutibi, tra cui il rispetto dei diritti umani e delle libertà civili ma quanto riuscirà a tener fede ai propri valori?

* Anna Koj è responsabile comunicazione e contatti istituzionali per l’Open Dialog Foundation. L’articolo non rappresenta la posizione ufficiale della Fondazione ma le opinioni personali dell’autrice.


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