Berlusconi, Grillo e la democrazia di mercato

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Le giravolte di Berlusconi, ma perché sorprendersi? Col dire tutto e il contrario di tutto come ha fatto con tranquilla faccia tosta  alla rituale presentazione del  libro di Vespa, l’ex premier ha riempito ieri le prime pagine dei giornali. Che qualcuno lo prenda ancora sul serio, questo sì che dovrebbe stupirci. Quanto a lui, continuerà a prendere sul serio se stesso finché sarà circondato di specchi che riflettono la sua immagine, come sono in fondo i media che gli appartengono e non solo quelli. Continuerà, finché si troverà contornato da servi che gli daranno ragione, qualunque cosa dica o faccia.

Chi vuol far parte di una Corte deve lasciare il suo spirito critico fuori dalla porta, rinunciare anche alla propria coerenza in cambio della paga o della poltrona. Quando paga o poltrona saranno a rischio, soltanto allora  tradirà. Berlusconi  lo sa. Per questo a preoccuparlo non è mai la coerenza, ma appunto la capacità di distribuire paghe e poltrone. La sola coerenza che gli preme è quella con i propri interessi

Dispiace ora dirlo ma, in questo almeno, Beppe Grillo sta dimostrando di non essere molto diverso da lui. Non compra il consenso come il cavaliere, ma invoca uno stato di necessità: siamo in guerra, dice in sostanza, è il momento di credere, obbedire, combattere. Dunque “chi pensa che nel movimento 5 stelle non c’è democrazia, fuori dalle palle e dal movimento!”.

Mutatis mutandis, anche il fascismo, come ogni populismo, si reggeva su queste due forme di alienazione: l’attitudine diffusa a vendersi per un profitto o la dedizione acritica ad una causa. Nei partiti “padronali” di oggi, il cosiddetto carisma mediatico  riproduce subdolamente l’autoritarismo di ieri.

Anche il pensiero unico sulla finanza può riprodurre una forma di autoritarismo. Imporre e subire la dittatura dei cosiddetti mercati come un destino ineluttabile; limitare, di diritto o di fatto, il potere di regolazione da parte dei governi, come sta succedendo sempre più in un’Europa affidata alle cure dei burocrati e dei banchieri, non è compatibile con una vera democrazia.

Alla base di ogni vera democrazia non c’è lo scambio, non c’è l’obbedienza servile, non c’è neppure la logica di mercato. Ci sono invece la dignità delle persone e la partecipazione responsabile  dei cittadini. Ecco perché alcuni di noi si battono da tanti anni, contro lo scetticismo degli apparati, per  le primarie. Oggi finalmente con qualche successo, almeno nel centrosinistra. Se si dimostreranno  libere e determinanti , accompagnate( perché no?) dalla consultazione popolare sulle decisioni politiche fondamentali, saranno  il più significativo passo in avanti della democrazia italiana negli ultimi 50 anni.


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