Salinadocfest. Trionfa la “bellezza” del quotidiano

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Come da pronostici senza sorprendere particolarmente il pubblico e gli altri partecipanti al concorso, alla fine ad aggiudicarsi la Tasca D’Almerita per il Salina è Le cose belle di Ferrente e Piperno, mentre la giuria popolare, il pubblico nello specifico ha deciso di riconfermare la propria simpatia nei confronti de Il limite di Rossella Schillaci, applauditissimo in sala.

Tuttavia il premio più grande, al di là dell’ufficialità, lo si intravede per strada, alla fine di ogni proiezione, al tavolo di un bar… è l’intreccio, lo scambio, le amicizie e possibili nuove collaborazioni che nascono a margine di ogni proiezione. Lo confermano i giovani registi e registe che con entusiasmo hanno accettato di prendere parte a questa edizione, lo conferma il caloroso pubblico di Salina che ha riempito la sala buia al di là di ogni pronostico e ha contribuito anche in termini economici a che tutto potesse svolgersi come gli anni precedenti, lo conferma lo staff tutto che, stravolto, insonne, ma appassionato, ha costruito passo passo l’evento.

Ci tiene a sottolinearlo, al momento della premiazione, la direttrice artistica, Giovanna Taviani, affiancata da Mazzino Montinari e Antonio Pezzuto, prima di chiamare sul palco la giuria e i vincitori… Gli esercizi di resistenza hanno avuto successo.

Incrociamo Agostino Ferrente e Giovanni Piperno subito dopo la premiazione, ancora commossi dalla bellezza della motivazione: “Non mi era mai capitato di ricevere un premio con una motivazione così bella…” Commenta Piperno, l’anima ottimista della coppia.

 Come nasce questo progetto, la sua genesi?

Si parte dalla Rai… Nel ’99 ci venne chiesto di girare un documentario dal titolo “ Intervista a mia madre” ebbene dopo aver intervistato centinaia di ragazzini a Napoli alla fine ne scegliemmo 4, 2 bambini e due bambine per i quali il rapporto con la figura materna era predominante… il tutto venne fatto in pochissimo tempo, con i tempi, appunto della televisione…
Il documentario andò benissimo ottenendo un 8% di share ma in noi rimase un senso di frustrazione per il poco tempo che avevamo potuto concedergli. Da lì l’idea tre anni fa di ritornare a trovare quei ragazzi, ormai uomini e donne e in qualche modo risarcirli… C’è da dire che nel frattempo però abbiamo mantenuto con loro rapporti personali, abbiamo fatto dei laboratori, quindi il percorso era già stato avviato in qualche modo.

Dal film emerge una sorta di rottura delle barriere… Come siete riusciti ad entrare e far entrare il pubblico nella vita di queste persone?

Rendendoli parte integrante di questo progetto, innanzitutto partendo da una consapevolezza che è maturata in loro con l’età e poi dando loro una piccola retribuzione simbolica chiedendo in cambio nient’altro che recitare loro stessi, la propria vita… e in questo bisogna ammettere che sono stati bravisssimi…

Cosa succederà adesso con la distribuzione, avete già trovato dei canali?

Al momento nessuno… anche durante la lavorazione abbiamo avuto grandi difficoltà: nessun produttore alle spalle, nessuna partecipazione da parte della Rai, se siamo riusciti a finire il film è stato in corso d’opera grazie all’intervento di uno sponsor privato, la pasta Garofalo che ci ha dato un piccolo contributo senza il quale non saremmo mai arrivati alla fine. Purtroppo in Italia il documentario continua ad essere una categoria bistrattata…

Sergio Bardotti diceva: “ Ricordati… quando si dice commerciale non è un genere, è una speranza…” Ciòche non si capisce è che se si continuano a levare i fondi al cinema la sconfitta è per l’intero paese.

Com’è stato accolto il film dal pubblico?

Ogni volta con grande commozione, gente in lacrime… io stesso ( dice Agostino) piango ogni volta che lo vedo… E’ l’emozione di quando racconti gli eroi del quotidiano, la vita vera, la semplicità delle “cose belle” che sono quelle che fanno parte della normalità del quotidiano, uno sguardo, un sorriso… Abbiamo imparato molto da questo film: in corso d’opera è cambiato il nostro modo di guardarli, non più da una sorta di cattedra, ma da pari a pari. Così è nato davvero il documentario.

Peccato allora che “cose belle” come si sono viste in questo festival risultino di scarso interesse nel servizio pubblico… E questo lo aggiungiamo noi.

Per leggere le motivazioni del premo, info sul festival, e vedere le schede dei film andati sullo schermo: http://www.salinadocfest.it/

 

 

 


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