Se l’esempio Cnn si applicasse alla Siria

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L’emittente televisiva statunitense Cnn ha commesso un errore, ha dato in un primo momento, circa un paio d’ore, la notizia che la Corte Suprema degli Stati Uniti aveva dichiarato incostituzionale la riforma sanitaria del presidente Barack Obama. L’errore della Cnn è consistito dunque nel trasmettere una falsa notizia, e l’emittente televisiva statunitense ha deciso, con onestà e coraggio, di aprire un’inchiesta interna: si tratta di capire come e soprattutto perché si sia detta una cosa falsa. Chissà questo errore cosa avrà comportato alla Casa Bianca, dove, sia pure temporaneamente Cnn e Fox, in assenza di altre notizie, hanno capovolto la realtà.

Sbagliare ci può stare, è ovvio. Ma negarlo e rifiutarsi di capire per quale motivo si sia commesso un errore è un’altra cosa. Qui da noi è accaduto che il 4 giugno, cioè due giorni dopo che un sito dagli orientamenti che non esitiamo a definire “inquietanti” aveva pubblicato un reportage da Homs di Philppe Tournyol Clos, l’agenzia Fides abbia ospitato una sua rielaborazione che non si discosta molto da quel testo. Tra l’altro vi si legge: “
A Homs, definita “città martire”, “le forze di opposizione hanno occupato due quartieri, Diwan Al Bustan e Hamidieh, dove vi sono tutte le chiese e vescovadi. Lo spettacolo per noi – continua – è la desolazione assoluta: la chiesa di Mar Elian è semi distrutta e quella di Nostra Signora della Pace è ancora occupato dai ribelli. Il quartiere di Hamidieh è ancora rifugio inespugnabile di gruppi armati indipendenti l’uno dall’altro, dotati di armi pesanti e finanziati da Qatar e Arabia Saudita. Tutti i cristiani (138.000) sono fuggiti a Damasco e in Libano, altri si sono rifugiati nelle campagne circostanti. Un sacerdote è stato ucciso e un altro è stato ferito da tre proiettili nell’addome. Ancora un paio vivono lì, ma i cinque vescovi hanno dovuto rifugiarsi a Damasco e in Libano”.

Il Tournyol Clos, noto anche per la pubblicazione di un libro sul genocidio dei cristiani in Libano, non si rallegra che quel paese anziché massacrarli li accolga e li salvi, i cristiani. Ma chi è costui? Definito da molti siti che hanno ripreso Fides un “vescovo cattolico” ( del resto è metodo da disniformazione nascondersi dietro denominazioni altisonanti – archimandrita d’oriente! – per non dire che il soggetto in questione, è sì e no un semplice prete), non è un vescovo. Non ci risulta che sia neanche archimandrita, ma abate, membro della Fraternità Sacerdotale San Pio X e fondatore di una sua costola, la Fraternità San Pietro: dunque è uno scismatico cattolico, uno di quelli che non riconoscono il Concilio Vaticano II perché non accettano il principio della libertà religiosa.

Costui non è mai stato Homs, lo si evince dalla stessa lettera di precisazione di Fides, che dopo le polemiche sollevate dall’articolo in questione ha negato di aver dato la parola a un impostore che mente, precisando che è (sarebbe) un archimandrita ma soprattutto affermando di avere conferme che lui è stato recentemente “in Siria”; non più ad Homs dunque, ma in Siria…

Chi ad Homs ci vive, chi da Homs non è mai andato via, è il gesuita Ziad Hilal, che il 22 giugno ha scritto sul web magazine dei gesuiti “Popoli”, dopo essersi riferito alla invivibilità del centro di Homs: “Nel quartiere di Adawiyye-Nouzha la situazione è migliore, ma anche noi siamo esposti al fuoco incrociato e ai bombardamenti… Anche ieri, dopo aver ricevuto una telefonata della signorina Mirna Kabak dal quartiere di Seba, che mi chiedeva di andare a recuperare quello che restava all’interno della chiesa, mi sono precipitato là e mi sono trovato davanti ad una scena terribile. La chiesa ha subito danni notevoli, soprattutto al soffitto, all’illuminazione, alle icone e alle vetrate”.

Dunque padre Ziad Hilal ci dice due cose importanti: 1) la situazione nel suo quartiere, citato dall’archimandrita come rifugio inespugnabile dei fondamentalisti islamici, è un po’ migliore che altrove, tanto che il gesuita si trova ancora lì e vi opera! 2) a Homs ci sono bombardamenti dall’esterno, ovviamente ad opera dell’esercito nazionale siriano di Assad, e il fuoco delle opposto fazioni.

Dunque sono stati i cannoneggiamenti dell’esercito a distruggere le chiese, questo appare innegabile e confermato da questa fonte come ufficialmente asserito da numerose altre, tra le quale padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita espulso dal regime siriano.
Ora, pensiamo per un momento a padre Ziad. Lui vive e opera in un quartiere definito dall’archimandrita un rifugio inespugnabile dei ribelli fondamentalisti, accusati – secondo la sua imporbabile versione – di violazioni gravissime, senza tener conto naturalmente di quanto dice padre Ziad. Questo stravolgimento della realtà non potrebbe aver messo lo stesso padre Ziad in una situazione difficile? Non potrebbe aver indotto qualcuno, che lo ha associato all’archimandrita, a pensare che si tratti di un fautore del regime che bombarda sistematicamente e barbaramente quella città?

Chi pensi che questa ipotesi sia una nostra esagerazione potrebbe chiedere a Monsignor Philippe Gollnisch, direttore dell’Opera D’Oriente al quale si sono rivolti alcuni dei cristiani di Homs, addolorati per le parole e del prete lefebvirano in missione disinformativa in Medio Oriente, preoccupati per il diffondersi di false informazioni su quanto sta accadendo in Siria.

tratto da Il mondo di Annibale


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