Un anno fa se ne andava Roberto…

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Impossibile non pensare, ad un anno esatto dalla morte, a come avrebbe affrontato questa tragedia di Brindisi. Parlo di Roberto Morrione, che quando ci ha lasciati era direttore di Libera Informazione, l’organizzazione in prima linea ieri, come in queste ore a Brindisi, per combattere la mafia e tutte le forme di violenza e di criminalità. Perché dove prevale il crimine non c’è democrazia, non c’è libertà. Erano i principi ispiratori di tutta la vita professionale eprsonale di Roberto Morrione. Il capo cronista del TG1 che in giornate come queste avrebbe preteso di far condurre il telegiornale da Brindisi, in mezzo alla gente colpita dal lutto e dalla violenza, sul campo, a raccontare i fatti per quelli che sono, a cercare i motivi, a capire, a fare quel giornalismo investigativo per il quale aveva raccolto i suoi più importanti successi professionali.

Roberto se n’è andato la mattina del 20 maggio di un anno fa, dopo aver combattuto fino alla sera prima l’ultima battaglia con i farmaci sperimentali che potevano magari allungargli di qualche giorno la vita. Aveva affrontato la malattia “di petto”, come nelle redazioni giornalistiche nelle quali ha sempre lasciato un segno indelebile del suo passaggio.

Più di una volta in questi mesi mi sono trovata a chiedermi, senza cercare questo pensiero, cosa avrebbe detto Roberto del nuovo governo Monti, dell’attentato di Genova e ieri di Brindisi.

Quando abbiamo lavorato come giurati per la selezione dei finalisti del premio intitolato a Roberto e che sarà assegnato fra qualche settimana, ho sempre cercato di valutare le proposte, i testi, dalla sua angolazione. Non era una scelta, mi veniva spontaneo pensare come lo avrebbe valutato lui, mi sembrava di rivederlo alla sua scrivania al TG1 quando leggeva i pezzi, sempre su carta, anche quando ormai il computer consentiva non solo di leggere ma di correggere sul terminale. Sono ricordi lontani ormai, di trenta anni fa. Un’altra Italia, un altro mondo. Ma i problemi, sempre gli stessi. Le mafie, le consorterie trasversali, il terrorismo, il malaffare tollerato e spesso fomentato, gli attacchi alla libertà di espressione, al mondo del lavoro, ai più deboli.

Oggi che purtroppo il mondo dell’informazione si ritrova proprio in prima linea su questi terreni, l’indomabilità abbinata alla saggezza di Roberto Morrione ci manca in un modo incredibile, e il senso dell’assenza  prevale perfino sul dolore umano dei sentimenti.

Fra due giorni saranno quattro anni che abbiamo perso anche Paolo Giuntella. Che ieri a Brindisi ci sarebbe andato comunque, anche senza un impegno del giornale, ci sarebbe andato e basta, a urlare contro il malaffare, gli assassini, i mandanti, e le troppe tolleranze.

Che vuoti profondi ci avete lasciato Roberto e Paolo, e che testimonianza di grande giornalismo libero da tramandare ai giovani! Speriamo, tutti insieme, con Articolo21 e con il Premio Italia Alpi, di riuscire a dare una mano davvero a nuovi talenti di questo mestiere, a mettere in campo nuove forze professionali con quei principi per i quali Roberto e Paolo hanno lavorato fino all’ultimo giorno della vita, purtroppo troppo breve.


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