Nomine AGCOM: l’ONU scrive al Governo

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La notizia ormai è nota: il relatore speciale delle Nazioni Unite per la tutela e promozione della libertà di informazione, Frank La Rue ha scritto al Governo italiano dicendosi preoccupato per la scarsa trasparenza che sembra ispirare il processo di nomina dei membri dell’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni.
Pubblicazione dei curricula dei candidati a divenire membri dell’AGCOM e di quelli a sedere sulla poltrona di Presidente ed una consultazione pubblica multistakeholders che coinvolga anche la società civile sono le due richieste che l’alto rappresentante dell’ONU ha indirizzato al Governo dei Professori.
Due richieste di normalità che, tuttavia, appaiono rivoluzionarie nel nostro Paese ed è tutt’altro che scontato che vengano accolte.
Si tratta, infatti, delle stesse richieste che una fetta importante della società civile italiana, riunita nella Open Media Coalition, tra le quali la stessa Associazione Art. 21, indirizza, ormai da settimane, ai Segretari di Partito ed al Governo, in tutte le forme ed attraverso ogni canale di comunicazione esistente.

La risposta – salvo rare eccezioni – è, sin qui, stata un assordante silenzio.
Al di là di parole e petizioni di principio che iniziano a suonare vuote e demagogiche, nessuno dei partiti che, tra qualche giorno, nomineranno i membri della nuova AGCOM ha avvertito l’esigenza democratica di pubblicare sul proprio sito internet i nomi dei candidati che intende votare e/o di richiedere ai propri iscritti e supporters di indicare i nomi di personalità competenti ed indipendenti da selezionare quali membri dell’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni.
Dispiace doverlo constatare ma la semplicità dell’azione richiesta ai partiti politici è tanto evidente e disarmante da imporre di concludere che se così non è stato è perché la non trasparenza, tutto sommato, è ritenuta un ineliminabile baluardo del processo clientelare e lottizzatore con il quale si intende, ancora una volta, procedere alla nomina di un pugno di uomini – ormai solo quattro – dai quali dipenderà in larga misura il futuro del sistema dei media e dell’informazione nel nostro Paese.

Non c’è altra spiegazione e occorre, a questo punto, rompere ogni indugio e scriverlo con estrema chiarezza: la trasparenza nelle nomine dei membri dell’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni, dipende solo ed esclusivamente, dai partiti.
I partiti che non pubblicano i nomi dei loro candidati e che aspetteranno il giorno – anch’esso sconosciuto – della votazione per scrivere questi nomi su dei pizzini, vanno bollati senza esitazione come partiti non trasparenti, quale che sia l’area dell’emiciclo nel quale siedono in Parlamento.

Non si tratta di promuovere l’antipolitica ma di raccontare le cose come stanno.
Non ci si può riempire la bocca della parola “trasparenza” e poi ritirare le mani quando si tratta di fare due click su un mouse e pubblicare qualche nome su un sito internet per aprire un dibattito sull’opportunità e la sostenibilità di una scelta.
Analogo discorso vale per il Premier Mario Monti ed il Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera.
A loro tocca – in assoluta autonomia – designare il Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni all’esito – auspicabilmente – di una valutazione comparativa tra più possibili candidati.
La pubblicazione dei nomi di questi ultimi dipende solo dal professore e dal banchiere.
Perché non vi procedono? Cosa li preoccupa nella semplice pubblicazione di nomi e curricula dei candidati a salire sul soglio più alto dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni?

Nessuno propone di espropriare Premier e Ministro dello Sviluppo economico del loro potere di designazione del Presidente dell’AGCOM.
Si chiede solo – ma anche in questo la normalità appare un obiettivo rivoluzionario – di agire in modo trasparente e di compiere le loro valutazioni alla luce del sole, assumendosi, come le regole impongono, esclusivamente la responsabilità politica della scelta.
A questo punto il tempo per tergiversare è scaduto.
Il Premier ed il suo Ministro dovrebbero affrettarsi a rispondere alle Nazioni Unite, magari invitando il relatore speciale a venire in Italia quale osservatore speciale, riconoscere alle associazioni aderenti ad Open Media Coalition – in accoglimento dell’istanza da queste ultime presentata – l’accesso ai curricula dei candidati o, più semplicemente, aprire su una pagina del sito di Palazzo Chigi un forum di discussione nel quale pubblicare i nomi delle personalità alle quali stanno pensando quali possibili, prossimi Presidenti dell’Autorità.

La scelta è del Governo e, questa volta, non sarà il magico – ma spesso impenetrabile – mondo dei numeri né l’alibi della crisi economica da sconfiggere a tutti i costi a consentire al Governo dei Professori di mostrarsi diverso dai suoi predecessori.
Servono fatti chiari ed inequivocabili. Serve una risposta positiva o negativa alla richiesta di trasparenza.
Il resto non conta.


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