di Nadia Redoglia
Altro che parata! Questo è goal, anzi auto-goal.
A parte che non si capisce che s’intenda per “festa sobria” (forse il 2 Giugno non sfileranno gli alpini sobriamente noti per apprezzare alcolici?!), è proprio il “festa” in sé che annichilisce le genti di buona volontà. La nostra cosa pubblica (Repubblica) oggi è in lutto, devastata dai morti per lo più sotto macerie da capannoni di lavoro, martoriata dalla distruzione economica, considerato che da sempre l’economia italiana moltissimo deve agli straordinari lavoratori delle aziende emiliane, dal primo imprenditore all’ultimo degli operai.
Lasciamo pur perdere, almeno per ora, l’ormai scontato (schifoso) sistema col quale si “autorizza” la messa in sicurezza degli edifici pubblici e privati, ma certo è che non possiamo lasciare perdere il primo principio costituzionale dell’Italia: Repubblica che si fonda sul lavoro!
Il 2 giugno 2012 la nostra Repubblica nulla ha dunque da festeggiare, può solo prodigarsi per onorare. Il solo modo per farlo è impiegare perciò tutti gli “attori” di questa Repubblica non già come comparse da sfilata, bensì come protagonisti nel teatro di “guerra” che il cataclisma sismico prima, l’annientamento dello stato d’animo di noi tutti dopo, ha reso tale.
Quei soldi già spesi per gli allestimenti in ogni caso non sono andati sprecati: hanno consentito a centinaia di lavoratori d’ottenere il pane quotidiano, perciò va bene così. E’ il senso “della natura della cosa” che oggi dobbiamo affrontare al fine di dimostrare che, a dispetto dell’ (opportunista) attesa di “maturazione”, già non ci siamo marciti.