La giornata contro le mafie in memoria di un sindacalista

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“Con mio zio sono stati uccisi anche 42 sindacalisti che non hanno mai avuto giustizia. I responsabili di quegli omicidi sono morti, ma la verità è stata accertata. Quindi i funerali di Stato per Placido Rizzotto saranno i funerali di tutti quei sindacalisti”.

“Con mio zio sono stati uccisi anche 42 sindacalisti che non hanno mai avuto giustizia. I responsabili di quegli omicidi sono morti, ma la verità è stata accertata. Quindi i funerali di Stato per Placido Rizzotto saranno i funerali di tutti quei sindacalisti”. Sono le parole di Placido Rizzotto, il nipote del sindacalista siciliano ucciso l’11 marzo 1948 dalla mafia per ordine dei latifondisti. Rizzotto ha ricevuto la notizia venerdì scorso, durante l’incontro dei familiari delle vittime di mafia a Genova. “Ricevere qui questa notizia assieme a tanti altri parenti delle vittime – ha detto – e condividerla con loro è stata un’emozione intensa”.
Erano gli anni del dopoguerra, quando con fatica riprendevano, dopo 20 anni di dittatura, le lotte di braccianti e contadini per i loro diritti. Lotte che che nel sud, e in particolare in Sicilia, intaccavano gli interessi feudali dei grandi proprietari, che mantenevano in uno stato di servitù le famiglie che vi abitavano e i lavoratori stagionali che garantivano i raccolti. Scontata la reazione dura, che grazie a una mafia mai sconfitta, ebbe poi la meglio.

Placido Rizzoto era appena rientrato dal fronte, dove aveva combattuto prima nell’esercito e, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, nelle formazioni partigiane delle Brigate Garibaldi, vicine a socialisti e comunisti. L’esperienza della Resistenza lo aveva profondamente cambiato. Tornato a lavorare nella sua terra, non è più disposto a subire soprusi in silenzio. Presidente dei reduci e combattenti dell’ANPI di Palermo, ben presto divenne una figura di spicco del Partito Socialista in Sicilia e della CGIL. E proprio per il suo sindacato, si mette a capo del movimento contadino per l’occupazione delle terre, diventando presto segretario della Camera del lavoro di Corleone.

Il 1 maggio del 1947 si festeggiavano insieme la festa dei lavoratori e la vittoria dei partiti di sinistra raccolti nel Blocco del popolo nelle prime elezioni regionali svoltesi il 20 aprile. Sull’onda della mobilitazione contadina che si era andata sviluppando in quegli anni le sinistre avevano ottenuto un successo significativo, ribaltando il risultato delle elezioni per l’Assemblea costituente. La Democrazia cristiana era scesa dal 33,62% al 20,52%, mentre le sinistre avevano avuto il 29,13%. La campagna elettorale era stata abbastanza animata, non erano mancate le minacce e la violenza mafiosa aveva continuato a mietere vittime. Il 1947 era cominciato con l’assassinio del dirigente comunista e del movimento contadino Accursio Miraglia (4 gennaio). E dopo il voto le minacce divennero più pressanti, fino a quel 1 maggio, a Portella della Ginestra, quando un commando armato, su mandato di latifondisti e con la copertura della CIA, i servizi americani contrari a un’avanzata della sinistra socialista e comunista, spara sui lavoratori e le loro famiglie raccolte per chiedere diritti.

Gli undici caduti a Portella, gli altri morti per le ferite riportate, andarono ad allungare una lista di vittime della violenza mafiosa iniziata poco dopo la Liberazione dell’isola, con l’assassinio del sindacalista Andrea Raja nell’agosto del ’44, fino a Carmelo Battaglia, morto nel marzo del ’66, e anche oltre.

Quarantadue caduti, che ora trovano finalmente voce nelle celebrazioni per Placido Rizzotto. Insieme a loro, trovi di nuovo la voce e il suo giusto spazio nella memoria collettiva Giuseppe Letizia, il pastorello tredicenne che aveva assistito al suo eccidio e venne liquidato con una iniezione letale dal medico Michele Navarra, boss a Corleone. Sia data anche a lui degna sepoltura accanto a Rizzotto, come ha chiesto da Genova don Luigi Ciotti.

Una memoria, quella di questi martiri per la dignità del lavoro e la democrazia, che un pezzo di RAI non cancella, ricoprendo a pieno il suo ruolo di Servizio Pubblico. RAINEWS, infatti, dedica al sindacalista ucciso 64 anni fa la serata di questo 21 marzo, Giornata per la memoria e l’impegno per le vittime di mafia, comn la messa in onda, alle 21, del film “Placido Rizzotto”, del regista Pasquale Scimeca, preceduta da un approfondimento condotto dal direttore Corradino Mineo, con molti ospiti, tra cui lo stesso regista, per ripercorrere quegli anni ma anche per parlare delle mafie di oggi e della politica, troppo spesso immersa in quella zona grigia che Don Ciotti denuncia con forza.

Concludiamo allora ripartendo dall’inizio, dalle parole di Placido Rizzotto di oggi.”Voglio pensare che non sia un caso che arrivi proprio ora l’identificazione di mio zio. Lui, che si era battuto per i diritti dei lavoratori, oggi sia di monito per tutti nel momento in cui quei diritti vengono pesantemente attaccati e ridimensionati”.

Vogliamo pensarlo anche noi, sperando di non essere i soli.


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