“Link, Premio Luchetta Incontra”. A Trieste il festival del #BuonGiornalismo (cronaca del primo giorno)

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E’ stato il primo giorno, il primo di quattro. Esordio con il tutto esaurito in una Fincantieri NewsRoom dall’atmosfera frizzante. Alle 16.00 si alza il sipario e ci troviamo catapultati in questa nuova avventura: una nostra redazione, la “Redazione Giovani” per raccontare il festival del #BuonGiornalismo, quel giornalismo che si propone di “rileggere l’attualità in un’ottica diversa”.

#1 – Giovanni Floris
“Io non sono un romanziere, racconto soltanto il mondo che conosco”. Comincia così, presentandosi e presentando il suo nuovo libro. Utilizza le figure dei tre protagonisti per raccontare la sua esperienza, il suo modo di agire e reagire che, in primo luogo, evidenzia la necessità di gioco di squadra e la volontà di riscatto per “combattere l’asprezza della vita”. “La mia idea di giornalismo? Fare domande e trovare risposte con il fine di mettere in difficoltà l’interlocutore perché la retorica diventi un tutt’uno con la vita reale, la quotidianità.

#2 – Veit Heinichen e Pino Roveredo
Hanno detto, discusso e ispirato, ma su una cosa erano d’accordo: la letteratura come strumento di unione culturale attraverso popoli, etnie e tradizioni diverse. Ricordano anche che, in una società dominata dai nuovi media, spesso ci vengono fornite (solo) semi-verità; proprio per questo la letteratura deve documentare la realtà che ci circonda, deve farcela conoscere, con lo scopo di “sputare per raccontare le cose come stanno”. Non si dimenticano, però, di ricordare Trieste e il suo ruolo di “capitale della letteratura”, della sua aspirazione, un domani, a riconfermarsi tale.

#3 – Debora Serracchiani e Giuseppe Bono
Si è parlato di Porto Vecchio e Fincantieri. Della Ferriera e delle eccellenze triestine. Si è parlato di Trieste e del suo futuro, di come, un domani, il porto e il mare potranno restituire alla città un prestigio che manca da troppo. Degna di nota è la risposta del numero uno di Fincantieri che ha sottolineato l’importanza, per i giovani, di un giusto equilibrio tra competenza e conoscenza, tra formazione e esperienza pratica.

#4 – Paolo Condò e Flavio Tranquillo
Spiritoso. Sicuramente il più spiritoso. Siamo partiti con un primato: spesso vediamo giornalisti intervistare presidenti di società sportive, ma mai viceversa. E così è stato: Giovanni Marzini, neo-presidente della Pallacanestro Trieste, dibatte e si confronta con i due giornalisti di Sky. Anche loro alle prese con i social e le nuove tecnologie, con quegli strumenti che hanno cambiato tanto il giornalismo politico e di cronaca, quando quello sportivo. Raccontano come, da qualche anno a questa parte, si trovino davanti ad una complicazione, ad un ulteriore ostacolo: scrivono per un pubblico sempre più esigente, preparato e pieno di pretese. Non possono concedersi alcun errore, ora più di prima.

#5 – Gigi Riva, Attilio Giordano e Barbara Gruden
Parola d’ordine: attualità. Il trio d’esperienza affronta il tema più caldo, quello che nell’ultimo periodo è sulla bocca di tutti e nei titoli di molti giornali: l’immigrazione, il “problema” dei migranti e, quindi, i fenomeni legati alla chiusura delle frontiere. Da una parte accusano i nostri problemi, quelli dell’Unione Europea, nel promuovere un’educazione che eviti e prevenga l’isolamento favorendo l’integrazione. Dall’altra raccontano una situazione spesso trascurata e poco approfondita: come stanno a “casa loro” i migranti? Cosa vuol dire vivere in guerra? E patire la fame? Sono domande che facciamo fatica a capire e comprendere. O forse, ogni tanto, non vogliamo capire e comprendere.

#6 – Marzio Mian, Nanni Fontana, Nicola Scevola e Massimo Di Nonno
Parlano di loro raccontando di loro. Parlano di loro e di quello che hanno vissuto. Parlano di loro e del River Journal Project, un’esperienza che li ha visti navigare [controcorrente] sul “gigante italiano”: il Po. A partire dal Lido di Venezia hanno risalito il fiume attraversando quella che, in serata, più volte è stata definita la “ventunesima regione italiana”, uno spazio di terra a sé che, nella sua tranquillità, nella sua semplicità, raccoglie e racconta storie fuori dal normale, estranee alla vita quotidiana, a quella di ogni giorno.


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