Per Priebke può esserci pietas Cristiana ma non pietas mediatica

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Ci può essere la pietas cristiana, ma non la pietas televisiva. Quella cristiana, giusta, è quella che ti fa dire che ogni uomo ha diritto ad una sepoltura. Quella mediatica può scegliere o non scegliere di far diventare notizia la morte di un criminale nazista, campato 100 e più anni e che, dopo l’eccidio delle fosse Ardeatine, non ha avuto nemmeno un attimo di pentimento.

Non si può sentir dire “l’ex ufficiale delle SS” ma si dovrebbe dire “l’ex criminale nazista”. Ricordare, almeno in ogni collegamento o in ogni lancio, non lui e il diritto ad una sepoltura ma il fatto che stilò la lista dei 335 morti assassinati. Non si può raccontare che lui ha diritto ad una sepoltura e anche quello di una cerimonia funebre in una Chiesa, sebbene lefebriana, senza dire che lo stesso diritto a volte viene negato a chi si toglie la propria vita e invece lo si preserva a chi ha deciso, provocato e guidato quella di 335 innocenti.

Non spetta agli uomini il giudizio divino. Ma spetta agli uomini il giudizio sul comportamento degli uomini. La nostra legislazione, garantista, ha evitato a Priebke un giudizio che se definito dal tribunale di Norimberga, lo avrebbe mandato a morte. Ha vissuto gli anni della sua gioventù e maturità libero e nascondendosi. Ha vissuto gli anni della vecchiaia agli arresti domiciliari per una condanna che ha reso una giustizia tardiva alle vittime dell’eccidio. Non parliamo di una vittima ma di un carnefice. Non parliamo di un uomo ma di una bestia. Non possiamo parlare di diritti che spettano agli uomini quando lui ha cancellato diritti che erano anche superiori a quelli degli uomini, come il diritto alla vita. Non è possibile cancellare ciò che è incancellabile. Albano ed ogni città del mondo non merita il funerale di Priebke. Merita una sepoltura, questo si. Silenziosa e in un posto dimenticato dagli uomini. E in questo il circo mediatico dovrebbe aiutare. Conservare la memoria raccontando chi era l’assassino morto. Coprire con il silenzio quest’ultimo suo viaggio. Per rispetto ai 335 morti delle Fosse Ardeatine. Lo so, si tratta di scelte. Io penso che questa sarebbe stata una scelta giusta.

Un pensiero a Tania, giovane e combattente amante della resistenza che non c’è più e che viveva ad Albano e lì riposa. Il nonno fu picchiato dai fascisti a Via Tasso. Oggi questo pezzo, probabilmente, lo avrebbe scritto lei.


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