Per la quinta volta consecutiva ci occupiamo della fabbrica di bombe del Sulcis, emblema di quella corsa all’economia di guerra che sta coinvolgendo anche il nostro Paese.
Prevista per metà dicembre, non oltre comunque il 17 come da ordinanza del Tribunale Amministrativo Regionale, la giunta regionale dovrà esprimersi sulla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) del programma di raddoppio della fabbrica di bombe RWM. Ampliamento duramente contrastato da molte associazioni ambientali e culturali del Sulcis Iglesiente, la zona del sud ovest della Sardegna nella quale sorge, per i rischi che può comportare per il territorio ma anche, e soprattutto, perché le armi sofisticare prodotte portano la morte tra le popolazioni civili di molti paesi in guerra, quindi non solo a Gaza e nel resto del Medio-Oriente.
Bene, mentre si è in attesa della decisione politica, la fabbrica si guarda bene dal restare ferma e cosa fa? Acquisisce magazzini in altre zone della Sardegna per depositarvi materiali che poi servono per la produzione delle armi. Grazie ad un gruppo di cittadini del Medio Campidano si è scoperto che, di nascosto, senza alcuna richiesta o comunicazione, la fabbrica di bombe sta utilizzando dei depositi di Villacidro, distante una quarantina di chilometri dallo stabilimento, per depositarvi materiali che poi saranno utilizzati nella fabbrica.
Simbolicamente la scelta appare ancor più grave. I magazzini sorgono all’interno del recinto di una fabbrica che produceva carrozze ferroviarie, la Keller, da anni dismessa perché, senza alcuna tutela, non aveva più ricevuto commesse. Come dire: da un’economia di pace ad una di guerra, senza altre alternative. E tutto questo accade mentre le promesse dei ministri Urso e Calderone sull’impegno per salvare la produzione industriale del Sulcis, in particolare a Portovesme, si sono rivelate fasulle e mentre un gruppo di operai ha occupato il tetto del silo a 40 metri d’altezza dell’Eurallumina, altra fabbrica del Sulcis che sta attraversando una grave crisi. Gli operai hanno interrotto l’occupazione dopo che la ministra del lavoro li ha invitati ad un incontro a Roma per il prossimo 10 dicembre. Non si sa ancora cosa ne verrà fuori. Si capisce bene, quindi, qual è il terribile ricatto occupazionale cui devono far fronte le organizzazioni sindacali alle quali l’ampliamento della RWM viene prospettata come unica possibilità di lavoro in tutta la zona, senza che sul tavolo venga avanzata alcuna proposta di riconversione.
Molte le interrogazioni alle istituzioni da parte di organizzazioni del territorio. In una si chiede addirittura se e perché, nel caso la risposta fosse positiva, sia stato ordinato il divieto di sorvolo della zona industriale di Villacidro. Sabato prossimo, per iniziativa dell’associazione ‘Su entu nostu’, si terrà una marcia di protesta e un sit-in davanti alla struttura in cui è custodito il materiale destinato alla RWM. Ed è probabile che la questione sarà affrontata anche nella tre giorni di dibattiti sulla pace organizzati a Cagliari dall’ARCI nazionale e che ha per titolo ‘Nel mare di mezzo – Legami mediterranei’.
Per fortuna è ancora diffusa una forte coscienza civile che, nonostante il voto al parlamento europeo, dichiarazioni, prese di posizione che preannunciano inevitabili scene di guerra, si impegna per opporsi all’unica folle propaganda guerrafondaia. La Sardegna che, oltre tutto ha le maggiori servitù militari d’Italia, è un emblema di impegno per il pacifismo.
