Massimiliano Valerii, direttore generale del CENSIS, riflette con noi sul Rapporto 2025 di un’organizzazione che da sei decenni funziona da termometro dello stato di salute del Paese. E l’Italia di oggi non sta affatto bene, al netto della propaganda governativa, del tentativo di alcuni di nascondere le notizie, dell’indifferenza e del pressapochismo di troppi opinionisti e commentatori e delle verità ufficiali che la ritraggono sempre come una nazione in fermento, nella quale cresce l’occupazione e si vive in una sorta di Regno del Bengodi. Non è così. L’Italia sta male, profondamente male, con una propensione al non voto che non può non allarmarci, una passione dilagante per l’autoritarismo, una sfiducia, anch’essa crescente, nei confronti della democrazia e una sensazione diffusa, specie fra i più giovani, che il futuro sarà assai peggiore del presente, per non parlare del confronto impietoso con il contesto nel quale sono vissuti genitori e nonni. Era un’Italia magari più povera di quella attuale, d’accordo, ma c’era la speranza di cambiare, di migliorare, di diventare grandi insieme. Ormai tutto questo non esiste più, i salari degli under 50 sono miseri e insufficienti per metter su famiglia e vivere dignitosamente, l’unico welfare che ancora funziona è quello familiare e la fuga dei cervelli sta diventando un dato strutturale.
“Analizziamo un’Italia che non sta affatto bene”. Intervista a Massimiliano Valerii, direttore generale Censis
Non è nostra intenzione trascinare il cortese dottor Valerii in qualsivoglia disputa politica, non è questo lo scopo del CENSIS; ci siamo avvalsi, tuttavia, della sua competenza e della sua gentilezza per restituire alle nostre lettrici e ai nostri lettori un quadro di realtà.
