C’è un film su Gaza che commuove e informa. S’intitola “Put your soul on your hand and walk”. Nei prossimi giorni si potrà vedere anche in Italia. Verso la conclusione la regista, l’esule iraniana Sepideh Farsi, comunica con una videochiamata alla fotoreporter palestinese Fatma Hassona che la loro pellicola è stata presa dal Festival di Cannes. Dovreste vedere la sua faccia di questa ragazza: felice, radiosa, emozionata.
Pensare che pochi giorni dopo quella call Fatma Hassona e 6 suoi familiari sono stati uccisi in un bombardamento isrealiano scuote, stranisce, provoca rabbia.
Purtroppo è successo più di 200 volte a Gaza. Giornalisti e fotografi centrati da missili e colpi di artiglieria per farli tacere, per impedire che testimoniassero il genocidio.
Fatma Hassona aveva detto: se devo morire voglio che la mia morte faccia rumore, che la sentano in tutto il mondo. Con questo film avviene.
È anche per questo che – scusate se parlo in prima persona – ho proposto alle principali associazioni e istituzioni giornalistiche di far diventare “Put your soul on your hand and walk” un momento di riflessione su cosa sta succedendo a Gaza. Il 25 novembre, due giorni prima della sua uscita nelle sale, il film su Fatma Hassona si potrà vedere al Cinema Ariosto di Milano, alle 21.15: oltre a Fondazione Diritti Umani ci saranno l’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, l’Associazione Lombarda dei Giornalisti, l’Associazione della Stampa Estera e Articolo21.
Il dialogo fra la regista e la fotoreporter tocca momenti di intima commozione, come quando Sepideh Farsi le chiede quanti anni abbia; alla risposta di Fatma Hassona che ne ha 24, la regista non può che lasciarsi sfuggire un sospiro e commentare: “l’età di mia figlia”. Sì, perché quello che Gaza ci racconta – anche se non ce lo vogliono far vedere – è che dietro la contabilità dei morti ammazzati ci sono figlie e madri, ci sono giovani, ci sono neonati, ci sono anziani disabili…
Vedere questo film, proporre a sempre più persone di vedere questo film, è un pezzo della mobilitazione che le associazioni dei giornalisti hanno fatto e continuano a fare: l’Ordine dei Giornalisti insiste nel chiedere a Israele che permetta alla stampa di entrare a Gaza – indovinate la risposta – e lascia aperta la campagna di sostegno per colleghi e colleghe palestinesi: anche una modesta donazione è importante, basta versare all’Iban IT40N0103003250000005602513, intestato a Consiglio Nazionale Ordine dei Giornalisti, causale: “Alziamo la Voce per Gaza”
