Il 2 novembre in piazza con Francesca Albanese, con la Palestina libera, con tutte le streghe. Attivisti, intellettuali, giornalisti si ritroveranno davanti alla statua di Giordano Bruno, simbolo della verità e del pensiero libero. Una iniziativa per “dare voce a chi oggi viene accusata di stregoneria per aver difeso la giustizia”, con letture, parole e presenze per dire che nessuno deve essere bruciato per aver detto la verità. Nel corso del sit in verranno letti testi e testimonianze per affermare che la verità non si processa.
Tutto parte da quanto accaduto nei giorni scorsi alle Nazioni Unite dove la giurista, relatrice speciale dell’ONU sui territori palestinesi occupati, ha presentato il nuovo rapporto sulla Palestina alla Terza Commissione dell’Assemblea Generale. Albanese ha formalmente accusato 63 Paesi, tra cui Usa e Italia, di essere complici del “genocidio” in corso nella Striscia di Gaza.
Il cuore del rapporto è un’analisi durissima che punta il dito contro gli Stati terzi, ritenuti responsabili di aver “armato, fondato e protetto l’apartheid militarizzato di Israele”, consentendo alla sua impresa coloniale di insediamento di “metastatizzare in genocidio”.
La relatrice, collegatasi virtualmente dal Sudafrica a causa delle sanzioni statunitensi, ha evidenziato come il sostegno si concretizzi in diverse forme. In particolare, gli USA sono accusati di “copertura diplomatica”, mentre altri Paesi (come Germania, Francia, Gran Bretagna, Olanda, Polonia, Austria, Italia, Turchia ed Egitto) sono finiti nel mirino per aver continuato o facilitato la fornitura e il transito di armi verso Israele, agendo in palese violazione dell’obbligo di prevenire un genocidio.
Le accuse hanno generato reazioni immediate e di segno opposto, con un attacco frontale ad Albanese arrivato dal rappresentante permanente di Israele, Danny Danon, che ha accusato la relatrice di diffondere “retorica antisemita”, arrivando a definirla una “strega fallita” e il suo documento come “un’altra pagina del suo libro degli incantesimi”.
