Giornalismo sotto attacco in Italia

Un angelo caduto in volo

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Nella marea appassionata e gentile, multicolore e ricca di diversità, che ha affollato -dopo l’incessante fila alla camera ardente nella Basilica di S. Pietro- le esequie di Papa Francesco si è appalesato Julian Assange.

Il fondatore di WikiLeaks era insieme alla moglie avvocata Stella Moris e ai figli Gabriel e Max. Dopo quattordici anni di persecuzione, di cui cinque passati nel carcere speciale di Belmarsh di Londra, è libero dal giugno dell’anno scorso.

Si è trattato, come varie volte scritto dal manifesto, di un caso abnorme di attacco alla libertà di cronaca e di informazione sotto le mentite spoglie dell’accusa di spionaggio. La colpa di Assange è stata quella di avere rivelato il potere segreto (come l’ha definito nel suo fortunato volume la giornalista più assidua nel seguire la tragedia, Stefania Maurizi) e i retroscena delle guerre in Iraq e in Afghanistan.

Ecco. Proprio i meriti riconosciuti al cronista australiano dal defunto Vescovo di Roma portarono Bergoglio a scrivere in carcere ad Assange. Anzi. La notizia emersa pubblicamente proprio lo scorso sabato è clamorosa: Francesco offrì -in caso di eventuale estradizione negli Stati Uniti- asilo politico nel territorio del Vaticano.

Non per caso nel giugno del 2023 Stella Moris e figli erano stati in udienza dal Pontefice, con l’ipotesi forse già in corso di preparazione.

E poi, anche grazie alla forza gentile della diplomazia della Santa Sede cui si è riferito il Cardinale Matteo Zuppi in relazione agli incontri delle ore passate in basilica, la storia giudiziaria si è via via instradata verso la liberazione e il ritorno in Australia.

Così, il primo viaggio all’estero della famiglia ha avuto il carattere evidente del ringraziamento.

C’è da dire, a mo’ di riflessione culturale e antropologica, che colui che ha rischiato seriamente la propria vita per far emergere la verità era in mezzo alle fedeli e ai fedeli, appena intravisto da croniste (sì dall’ottima Clara Habte di NoBavaglio e Articolo21) nonché da svariati fotografi.

Un esempio di umiltà, a dimostrazione che le persone migliori non hanno la smania del freddo e pagano apparire.

Certamente Assange, moglie e figli sono apparsi angeli caduti in volo, in uno spazio popolato sì da una vastissima innocente società civile (nella versione effettiva e non nelle supposizioni immaginifiche), ma intriso altresì di numerosi mercanti del tempio.

Uomini (e pure donne) guerrafondai, cinici e dediti alla ricerca del dominio, stavano imperterriti nella prima parte della enorme platea.

Insomma, chi ha dileggiato Papa Francesco sui temi delicatissimi della pace e dei migranti faceva bella mostra di sé come se niente fosse.

Assange era un po’ indietro e poteva intravedere i suoi accusatori, da Trump e Biden allo stesso premier del Regno Unito con il suo passato di pubblico ministero non estraneo al prolungamento della detenzione del giornalista che finalmente adesso vede il sole.

C’era pure -insieme ai brutti (non parliamo di estetica, ovviamente) e ai cattivi- qualche buono. Infatti, il presidente del Brasile Lula, attivissimo nel lottare per la liberazione di Assange, ha incontrato l’eroe della controinformazione, che magari potrebbe persino tornare in scena nell’universo mediale e post-mediale. Chissà.

I funerali di Bergoglio, insieme al flusso interminabile per rendergli omaggio alla camera ardente e successivamente alla tomba custodita dal tempio gioello di S. Maria Maggiore, hanno ricordato a chi c’era i funerali di Enrico Berlinguer. E sì, perché il tratto comune stava proprio nella normalità della gente, differente -senza alcun giudizio di valore- dalla moltitudine che sfilò commossa alle omologhe esequie dell’altro Papa di enorme visibilità, Giovanni Paolo II. In queste ultime, infatti, amplissima era la presenza organizzata di strutture e associazioni cattoliche.

Qui, al contrario, sembrava di assistere ad una manifestazione di un popolo bisognoso di riscattarsi al cospetto del mondo terribile, e di vivere Bergoglio come l’immagine -laici o credenti che si sia- della speranza e di un’altra vita.

 

 

 

(Pubblicato su Il Manifesto)

 

(foto rete No Bavaglio)

 


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