Con Francesco Cilia, Matteo Bonaventura, Danilo Di Vita, Lorenza Indovina, Peppino Mazzotta, Eleonora Danco, Maurizio Bologna, Giovanni Arezzo, Roberto Nobile. Ita, 2023
ll film di Luca Scivoletto, tratto dal suo romanzo omonimo, offre una interessante riflessione sociologica sulla fine di un’epoca e sulla ricerca dell’identità in un mondo in cambiamento radicale. Ambientato nella Sicilia degli anni ’90, il racconto segue Enrico, un dodicenne cresciuto in una famiglia comunista rigorosa, che tenta di sfuggire alle imposizioni ideologiche e comportamentali dei genitori attraverso un’avventura estiva. Il film esplora la tensione tra il dovere imposto dall’etica familiare e il desiderio di autonomia individuale. Enrico, pur desiderando allontanarsi dalle rigide convinzioni politiche familiari, si trova intrappolato in un contesto che non gli consente di sviluppare una propria identità al di fuori delle aspettative altrui. La scelta di ambientare la storia in un piccolo paese siciliano degli anni ’90 aggiunge un ulteriore elemento di analisi sociologica. In un ambiente culturalmente conservatore, le possibilità di espressione individuale sono limitate, e le differenze ideologiche possono portare a conflitti interiori e sociali molto forti. In questo senso, “I Pionieri” non è solo un racconto di formazione, ma anche una critica sottile all’influenza esterna, sia essa ideologica che sentimentale, capace di plasmare le identità personali e collettive. Il film invita a riflettere su come le convinzioni ereditate possano determinare le scelte e le relazioni, e sulla necessità di trovare un equilibrio tra l’appartenenza a una comunità, in questo caso quella familiare, e la realizzazione del sé individuale.
La famiglia di Enrico rappresenta un microcosmo ideologico rigido che agisce come istituzione totalizzante, un universo concentrazionario che però vive quotidianamente all’interno della società più ampia, creando in chi vi si muove distruttive dissonanze cognitive.
Come sopra accennato, il film è ambientato nei primi anni ’90, che è il periodo di crollo di una grande ideologia, il comunismo. La Sicilia del film, marginale e in forte trasformazione, è così lo scenario perfetto per rappresentare la perdita di senso collettivo e l’ingresso in una modernità dai contorni poco chiari.
Enrico e i suoi amici rappresentano la generazione post-ideologica, costretta a cercare nuovi significati in un mondo che non offre più certezze. Non esistono più “grandi cause”, ma resta la voglia di appartenere e appartenersi.
Il film racconta questa transizione con toni teneri e ironici, evitando ogni nostalgia che non sia mediata dalla ragione.
I giovani protagonisti del film di Scivoletto si “appropriano” della realtà, facendo a meno dei loro genitori, per costruire un proprio mondo, fatto di contraddizioni, ma anche di libertà.
Attraverso il percorso di Enrico, il film mostra come anche la fine delle ideologie non significhi la fine della ricerca di senso della realtà, cambia solo il modo di cercarlo. E la presenza fantasmatica, rassicurante, e persino dubbiosa, di Enrico Berlinguer, che segue, proteggendolo, il giovanissimo suo omonimo, è la metafora della necessità di una guida che non si imponga ma faccia riflettere chi si approccia ai grandi temi della vita.
Il film si lega idealmente ad un classico del romanzo di formazione al cinema, “Stand by Me – Ricordo di un’estate” (1986), di Rob Reiner, tratto dal romanzo “The body” di Stephen King. Anche qui, un gruppo di ragazzi parte per un’avventura iniziatica che li porterà ad affrontare qualcosa per loro fino ad allora sconosciuto, la morte, la perdita, il cambiamento.
La differenza è che “I pionieri” sovrappone al viaggio interiore anche una lettura politica e culturale: non c’è solo la fine dell’infanzia, ma anche la fine di un mondo adulto travolto da cambiamenti così veloci da non lasciargli il tempo per riflettere sui nuovi indirizzi da darsi e da dare alle nuove generazioni.
Sebbene geograficamente lontani, la Sicilia polverosa e assolata di Scivoletto e l’Oregon rurale e periferico di Rob Reiner condividono una simile visione prospettica. Entrambi sono luoghi in cui l’infanzia si allunga e si complica, e dove la necessità del cambiamento si fa ancora più urgente. Se “Stand by Me” celebra la malinconia dell’adolescenza americana, “I pionieri” racconta con leggerezza una generazione che cresce e non si rassegna, nonostante le macerie che la Storia gli ha buttato addosso.