Federico si laurea martedì in Giurisprudenza, è venuto a suonare per accompagnare le letture. Serena con la sua sciarpa gialla l’abbiamo vista a tutte le udienze del processo. Legge un passo del libro “Giulio fa cose”. Prende fiato ogni tanto per trattenere l’emozione mentre in tanti si commuovono.
Ci sono gli studenti universitari, i dottorandi dell’ADI, la redazione del Caffè, il giornale che debutterà in edicola fra tre settimane. Ragazze e ragazzi che erano al liceo quando è iniziato il processo e che a piazzale Clodio hanno spesso accolto la famiglia Regeni. Ogni volta che li rivediamo sono un po’ più grandi, più maturi ma mossi ancora dalla voglia di partecipare, di esserci.
C’è un altro Giulio, un compagno delle superiori di Giulio Regeni, a Roma per un corso, che ha trovato il nostro presidio e si è unito per raccontarci la comune passione per la musica.
C’è il popolo giallo che con le torce illumina il cortile buio di Scienze Politiche. Torce che con la loro luce delicata ma ferma hanno restituito un messaggio potente: c’è chi non si arrende, c’è chi illumina il cammino. Siamo qui, resistiamo determinati a illuminare il percorso della Famiglia Regeni.
Nonostante le ombre dell’ingiustizia, i tentativi di far cadere la tragedia di Giulio nell’oblio, il silenzio di troppi, c’è una luce che continua a brillare, tenace come Paola, Claudio, Irene ed Alessandra. La promessa rinnovata, dopo nove anni, che verità e giustizia saranno illuminate.
Un ringraziamento speciale a Diego Baldoni che ha “condotto” la serata, a Claudia, Elisabetta, Antonella, Cristiana, Emanuela, Angela, Francesca, Marco e a quell’instancabile “popolo giallo” che ha trasformato un esile filo in una gigantesca rete.
