Truzzu e Soru gli sconfitti. Ha vinto l’unità intorno ad una donna formidabile

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La prima – e forse più importante – lezione che si può trarre dal risultato delle elezioni sarde è che solo la passione, la partecipazione, la condivisione salvano la politica. E la democrazia.
In soli quattro mesi, intorno a Alessandra Todde si sono aggregate forze di sinistra, ambientaliste, progressiste, democratiche centriste che hanno progettato un futuro per l’isola di riscatto rispetto alle devastazioni causate dalla giunta di centro destra a guida Solinas. E lei ha saputo diventare la prima donna presidente della Regione amalgamando istanze, rispettando i diversi orientamenti, proponendo un approccio di dialogo, confronto, umanità che, compreso dai cittadini, ha ricostruito una voglia di esserci, di esultare, di condividere che da anni non si viveva più. In tutta l’isola, da Sassari a Cagliari, da Nuoro a Carbonia e Iglesias davanti a migliaia di cittadini entusiasti.
E la ritrovata passione si è tradotta nelle scelte di voto depositate nelle urne. In quasi 320 mila hanno indicato Alessandra Todde e lei, con il suo carisma, ha ottenuto due punti e otto in più del ‘Campo Largo’ che l’ha sostenuta. Campo largo nel quale il Pd si è affermato come partito più votato, scavalcando anche il principale avversario della coalizione di centrodestra, Fdi. Partito, questo, che ha imposto, per volontà forte di Giorgia Meloni, il candidato Paolo Truzzu, sindaco di Cagliari. Scelta che si è rivelata non solo sbagliata, ma invisa a buona parte di quella stessa coalizione, visto che Truzzu ha ottenuto ben tre punti e otto di percentuale in meno rispetto al dato complessivo del centrodestra.
Il principale sospettato del ‘tradimento’ è il Psd’Az, per l’accantonamento del presidente uscente, Solinas, che è anche segretario di quel partito Ma non si possono escludere altri scenari.
La batosta è stata tale che un ‘redde rationem’ interno sembra inevitabile, visto anche che la Lega, uno dei soggetti forti di quell’alleanza, è stata scavalcata da Forza Italia, Psd’Az, Riformatori, Sardegna al centro 20venti, Alleanza Sardegna/Pli.
L’altro, grande sconfitto è Renato Soru. Non solo, essendo giunto terzo, non entrerà in Consiglio, ma non sarà rappresentato da nessuno dei suoi perché – come vuole la legge sarda che ha diversi limiti di democrazia – la sua coalizione, formata da cinque liste, non ha raggiunto il dato minimo del 10% essendosi fermata all’8.6%. Propostosi come l’uomo della provvidenza, come ‘uomo solo al comando’ è stato brutalmente scaricato dai molti che ancora lo stimavano ma che non hanno assolutamente condiviso e capito la sua scelta di dividere il centrosinistra. Divisione che, per fortuna, non è risultata suicida proprio perché gli elettori hanno scelto l’unità, la politica fondata sui valori costituzionali, sul diritto, sull’affermazione di una volontà collettiva. Quell’8.6 per cento se fosse stato aggregato al ‘Campo Largo’ avrebbe dato un segnale ancor più forte alla destra italiana. Così è risultato buttato via, ininfluente, sprecato.
La Todde attorniata e sostenuta da forze diverse, ma unite dal valore della Costituzione antifascista, ch’ella ha saputo rappresentare nel modo migliore; Soru in uno splendido isolamento dannoso per sé e per chi ha creduto in lui. Basta come lezione in vista delle prossime scadenze elettorali?


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