L’azzardo all’italiana del liceo Made in Italy

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E se il “liceo del fatto in Italia” fatto così di corsa come stiamo vedendo in questi giorni uscisse malfatto? Le probabilità sono alte. Che quello che è stato presentato un po’ come il fiore all’occhiello del Governo Meloni esca malformato, sgraziato, mal concepito, mal eseguito, scadente, insufficiente, imperfetto, criticabile. Sono questi tutti sinonimi del nostro aggettivo malfatto e purtroppo, non ultimo, c’è anche fatto coi piedi, lo dobbiamo registrare.

Però in teoria i piedi col liceo ci azzeccano. Il Liceo infatti era un luogo ad est di Atene dove Aristotele nel 335 a.c. fondò una scuola, chiamata giustappunto Liceo e anche peripatetica. Liceo potrebbe derivare come termine da un santuario dedicato ad Apollo Licio, epiteto che dovrebbe avere a che fare con lukos, lupo, con Lukia, la Licia, dove il dio venne portato appena nato, con la radice leuk- luk, candore, luce. Mentre l’altro nome della scuola, peripatetica, deriverebbe dal termine greco peripatoi, colonnati dei porticati del ginnasio di Atene, o dalla parola peripatetikos, riferito all’atto del camminare. Infatti dopo la morte di Aristotele (322 a.C.) iniziò a circolare la leggenda che egli fosse un maestro peripatetico, che cioè camminava intorno insegnando.

Dai piedi sapienti del maestro di Alessandro Magno a quello che dovrebbe diventare l’ultimo nato tra i licei italiani purtroppo è un attimo. In più sembra nascere con i piedi di argilla questo nuovo indirizzo di studi finalizzato alla valorizzazione dei settori dell’economia italiana legati all’identità del Paese. Questa scuola ad hoc che potrà essere attivata fino al 15 gennaio dagli istituti dove sia già presente il Liceo delle scienze umane indirizzo Socio economico e alla quale ci si potrà iscrivere dal 23 dello stesso mese. Tuttavia, come si vede, i tempi sono troppo ravvicinati. Il disegno di legge è stato approvato dal Consiglio dei ministri solo a giugno del 2023 e al momento non è ancora chiaro chi dovrebbe insegnare esattamente cosa, soprattutto nel triennio. I punti certi sarebbero veramente pochi e oscuri, anche per Aristotele con tutto il suo logos. Al momento abbiamo solo il piano di studi con le materie proposte per il biennio, le stesse di un istituto tecnico. Viene inoltre detto che I Distretti del Made in Italy dovrebbero supportare la formazione, ma siccome si troverebbero soprattutto al Nord, secondo alcun osservatori, il Sud risulterebbe svantaggiato. Molti si chiedono anche se questi studenti in realtà non si trasformeranno in una specie di stagisti. Se questi studenti non diventeranno professionisti specializzati in mercati e promozione turistica del nostro territorio ma un po’ come quelli della campagna “Open to meraviglia”. Facile per molti allora fare il collegamento ironico con la Venere protagonista della pubblicità. Facile per molti anche dire che un liceo capace di insegnare ad avere uno sguardo critico sulla cultura del nostro Paese e sul mondo lo abbiamo già, ed è il liceo classico. E poi la conclusione inevitabile a cui in molti si arriva e cioè che in tutto questo sembra un po’ di vergognarsi in realtà dei nostri artigiani e tecnici del “fatto in Italia”. Visto che vogliamo chiamare liceo il luogo in cui queste figure dovrebbero formarsi e che sembra quasi non esistesse prima, mentre c’è già. E sono le nostre Accademie di Belle Arti, i licei artistici, le scuole alberghiere, la Scuola delle Arti e dei Mestieri della Fabbrica di San Pietro, riaperta dopo 250 anni, le scuole di restauro, moda, marketing, grafica. Sono i nostri istituti tecnici.

Far funzionare tutto questo patrimonio. Questa eredità. Investire davvero nella cultura, dimenticata dai governi degli ultimi cinquant’anni. Ecco cosa serve. Se no il rischio è quello di promettere un fantomatico diploma che aiuterà a trovare lavoro in un mercato che non esiste più.

Non facciamo cose malfatte. A meno che non si tratti delle malfattine . Tipo di pasta da minestra, tagliata a pezzi irregolari, specialità emiliana. Made in Italy.


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