Giovanna Marini, con te moriamo un po’ anche noi

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Se possibile, senza sfidare la metafisica scientista o impregnata dalla ricerca di Dio che sia, con Giovanna Marini siamo morti un po’ anche noi, Anzi, ti stiamo accompagnando chissà dove, per applaudire te in un duetto fantastico con Paolo Pietrangeli.

Uno di quei duetti che negli anni ci hanno gratificato in centinaia di manifestazioni, aiutando anche gli stonati a cantare, ma tutte e tutti a commuoversi. Brani che, come la sineddoche, illumina una poetica inarrivabile: I treni per Reggio Calabria o le innumerevoli versioni di Bella Ciao.

Ci ha lasciati una personalità straordinaria, che ha unito tre virtù altissime: una cultura musicale raffinatissima (allieva di Andres Segovia), capacità di formare migliaia di giovani, nonché di ispirare movimenti politici e culturali con un’inarrivabile colonna sonora militante.

Ha frequentato figure essenziali e decisive come Italo Calvino, Gianni Bosio, Pier Paolo Pasolini, Diego Carpitella, Citto Maselli di cui ha accompagnato con le note la cinematografia). Con Dario Fo ha lavorato per quel gioello che fu Ci ragiono e canto, e poi nel 2002 insieme a Francesco De Gregori e il memorabile Il fischio del vapore. E con il citato Paolo Pietrangeli ha condiviso gioie e sconfitte.

Il Nuovo Canzoniere Italiano e la Scuola di musica del Testaccio di Roma hanno avuto in lei un riferimento cruciale.

Chiamata la Joan Baez italiana, forse -senza offesa per la straordinaria singer statunitense- la Marini è stata qualcosa di più. Attraverso una voce indimenticabile e l’utilizzo straordinario di una chitarra ci ha fatto immaginare che un altro mondo forse è davvero possibile.

Un ulteriore colpo al cuore. Sotto il cielo plumbeo in cui viviamo, tra guerre-povertà-autoritarismi, ci mancherà ora la testimonianza cruciale di una delle ultime sacerdotesse del Tempio civile e democratico.

È troppo chiedere alla Rai di dedicarle una trasmissione speciale? Il minimo sindacale, come si usa dire.


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