Ilaria Salis in catene al processo a Budapest. Il papà: “Un sopruso”

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Oggi si è tenuta la prima udienza a Budapest del processo a carico di Ilaria Salis. La militante antifascista è comparsa in aula in catene, con le manette ai polsi e i piedi legati da ceppi di cuoio con lucchetti mentre una donna delle forze di sicurezza la trascinava per una catena.
Salis è costretta alla “detenzione preventiva” in un carcere di massima sicurezza dall’11 febbraio 2023. Secondo le autorità locali avrebbe aggredito alcuni neonazisti durante la manifestazione del Giorno dell’onore, che riunisce nella capitale ungherese migliaia di estremisti di destra, per festeggiare un battaglione nazista che tentò di impedire l’assedio della città da parte dell’Armata Rossa.
Il papà raggiunto da Alanews: “C’è stata una novità importante per quanto riguarda il ragazzo tedesco che si è dichiarato colpevole per i fatti che gli sono imputati questo dimostra quello che pensiamo da giugno scorso. La Germania ha chiesto di risolvere qua una situazione interna per gli antifascisti. Ci sono delle situazioni intollerabili, non ci possono essere queste disparità tra nazioni europee. Mia figlia è stata portata in aula incatenata mani e piedi e tenuta al guinzaglio. Parlandoci da vicino si vedono i lividi ai polsi per le manette troppo strette. Non si può continuare a sopportare un sopruso di questo tipo nei confronti di cittadini italiani. Durante la giornata dell’onore ci sono stati pestaggi dei nazisti verso chiunque c’è un clima di terrore. Mia figlia da 352 giorni in carcere perché antifascista. Ho già fatto tutti gli appelli ora facciano qualcosa. Ci vuole azione chiara del Governo perché ci sia un processo giusto in base alla normativa europea”. Così Roberto Salis, papa di Ilaria Salis, da 11 mesi in prigione Ungheria. Uscendo dalla prima udienza del processo.

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