Attiviamoci con la massima serietà ed urgenza per Ilaria Salis

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Massima sicurezza. Un termine che evoca scenari di terrore, spazi del contenimento del pericolo assoluto. Ilaria Salis, una maestra di 39 anni, è prigioniera di questa concretissima narrazione della paura, è rinchiusa da un anno in un carcere di massima sicurezza, a Budapest, nella capitale dello Stato governato da Orban. La massima sicurezza è stata imposta sul corpo di Ilaria a suon di catene ai polsi e alle caviglie durante i processi, impedimenti, nei “primi” sette mesi di reclusione, nella comunicazione con l’esterno, restrizioni nei colloqui e nel diritto alla difesa; massima sicurezza seppure accusata di una aggressione che ha provocato ferite guaribili dai 5 agli 8 giorni a persone neonaziste che non hanno fatto denuncia. Il 29 si celebra il processo a Ilaria Salis per fatti avvenuti in un contesto che fa venire i brividi: la commemorazione della resistenza opposta da naziste alle armate che hanno liberato l’Ungheria dal terrore di Hitler. Ogni anno una sorta di internazionale nera commemora e ricorda, sotto gli occhi tolleranti di Orban, chi ha sterminato milioni di ebrei, provocato una guerra mondiale, distrutto la democrazia in Occidente. Nei loro confronti, nei confronti dei neonazisti che aggrediscono quanti definiscono “diversi”, l’Ungheria di Orban assicura tolleranza, verso chi si oppone alle celebrazioni, carcere duro. Io penso che abbia ragione il padre di Ilaria, quella per la liberazione di sua figlia, la richiesta di farla tornare in Italia per affrontare il processo, è un fatto di democrazia e rispetto dello stato di diritto che deve riguardare tutti. Tutti i democratici e il Governo devono attivarsi con la massima serietà ed urgenza.

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