Santalucia: “La Giustizia non ha avversari, ha imputati. E i problemi veri sono altri: digitalizzazione, organici, tempi del processo civile”

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“Guerra”, “battaglia”, “scontro”, “duello”, i vocaboli bellici con cui viene descritta la divergenza in essere tra politica e magistratura sono il punto da cui parte il Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Giuseppe Santalucia, per rispondere alla (ennesima) accusa di faziosità dei giudici in Italia. Come si sa, tutto nasce da una ravvicinata sequenza temporale di indagini e procedimenti (in fase assai diversa l’una dall’altro) che hanno riguardato esponenti politici. Da un lato le inchieste sulle aziende della Ministra Daniela Santanché, dall’altro l’imputazione coatta decisa dal gip del Tribunale di Roma per Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia. In questo contesto è stata diffusa e mai rettificata una nota anonima di fonte Palazzo Chigi in cui si parla espressamente di un “ruolo attivo di opposizione” in capo alla magistratura.

“La narrazione di questi giorni usa molto i termini bellici per descrivere ciò che sta accadendo. – dice Santalucia – Noi non siamo in guerra con nessuno e men che meno con il Governo. Non si può non ricordare il punto di partenza di questa storia: c’è stato un intervento del Ministro della Giustizia, con accuse infondate alla magistratura e si è creata confusione riguardo alla Giustizia, la quale, per sua connotazione, è e deve restare estranea al conflitto. A questo punto, pur rifiutando lo scontro, non possiamo restare in silenzio”.

C’è stata anche la famosa nota di “fonti anonime” di Palazzo Chigi, anche questo non ha giovato. Forse.
“Questa della nota anonima è una cosa curiosa. Avremmo gradito una smentita. Pur volendo considerare l’emotività del momento, il controllo di legalità non può creare insofferenza. Non sappiamo bene da dove proviene una nota di quel tipo e però resta lì. Poi ci sono due comunicazioni del Ministro, che, lo ricordiamo, ha il potere di inviare ispezioni ed è giusto e normale che ciò avvenga ove il Ministro lo ritenga utile e necessario. Il Ministero ha potere accertativo proprio per fugare ogni sospetto che ci siano stati errori. Ma va ribadito che qualunque errore di un singolo non può essere esteso ad un’intera categoria e in questo caso a tutta la magistratura. E’ una questione di rispetto degli organi di garanzia. Accusare tutta la magistratura dà l’idea di un gruppo dirigente del Paese alle prese con uno scontro di potere e non è così”.

Lei da subito e da più giorni ripete che i veri problemi della Giustizia sono altri. Li vogliamo elencare un’altra volta?
“I problemi davvero gravi della giustizia in Italia sono concentrati soprattutto nel settore civile. In questo momento siamo alle prese con grandi difficoltà per gli effetti della digitalizzazione. Gli uffici giudiziari e le cancellerie sono intasati. Il Ministro ha preso un impegno su questo e gliene diamo atto, tuttavia bisogna fare di più e presto, perché altrimenti gli effetti sulla macchina della Giustizia saranno pesantissimi. In questo momento, mentre noi parliamo, arrivano segnalazioni da decine di sedi dei Giudici di pace, paralizzati per l’estensione della digitalizzazione e ciò crea la vera emergenza. Bisogna agire con più convinzione su questo aspetto. Poi abbiamo una carenza grave di personale. Come sappiamo i concorsi per la magistratura sono stati (gli unici) sospesi durante il periodo covid, ora si sta recuperando, ma il rallentamento nel reclutamento ha creato vuoti importanti negli organici. Ci sono ancora carenze nel personale amministrativo e negli Uffici del processo. Insomma dobbiamo recuperare tempi e obiettivi ambiziosissimi per migliorare il ‘servizio della giustizia’. E’ importante concentrarsi sul complesso, non si possono affrontare i problemi della giustizia in Italia concentrandosi su un singolo procedimento o su due”.

Questa è un’intervista per Articolo 21 che da tempo segue gli effetti perversi della contrazione dell’accesso alle notizie di giudiziaria per i giornalisti. Contrazione che parte dall’assunto in base al quale le Procure soffiano notizie ai cronisti. Sappiamo tutti che è una palese bugia. Come lo si può spiegare? Magari questo è il momento per chiarire…
“Se ci riferiamo alla divulgazione delle intercettazioni, io partirei dal rapporto del Garante consegnato al Parlamento di recente, nel quale si dice che dal 2017 non ci sono state violazioni. Come lettore vorrei una stampa in condizione di raccontare ciò che accade perché i lettori possano comprendere l’evolversi della cronaca giudiziaria e dei fatti che essa affronta”.
Come lettore ritiene che ciò stia avvenendo?
“Abbiamo un dibattito sbilanciato sulla riservatezza, anche per via della discussione sulle intercettazioni. Ritengo che sia importante trovare un punto di contatto tra il diritto alla riservatezza e il diritto all’informazione, entrambi fondamentali”.

In questi giorni si sente un venticello di vendetta della politica sui giudici e le Procure. E’ solo una sensazione?
“Ai giudici è affidato un controllo di legalità ed esso è un principio di democrazia, non lo si può declinare in base a singoli casi. Non si può definire un processo “politico” perché l’imputato o uno degli imputati è un politico. Io vorrei ribadire che la Giustizia non ha “avversari”, ha imputati e poi è un processo che si svolge sulla base di regole prestabilite a definire la responsabilità dei singoli. Tutto qui.”
(Foto dalla pagina Facebook dell’Anm)


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