Ma quanto è indigesta la pastasciutta antifascista?

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Alla sindaca di Rosà ( Vicenza) la pastasciutta antifascista risulta indigesta, o come argutamente si dice a Roma a proposito dei peperoni, le si “ripropone”. Più che alla pastasciutta ci pare di capire che la prima cittadina ha una pericolosa intolleranza (non solo alimentare) per la Costituzione antifascista.

In breve la sindaca ha vietato all’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani) l’uso di un parco di un parco comunale per tenere “la pastasciutta antifascista”, ovvero la commemorazione nazionale dei 7 fratelli Cervi che organizzarono il 25 luglio 1943 una grande mangiata di pasta condita con burro e parmigiano per festeggiare la caduta di Mussolini. “Motivi di ordine pubblico” scrive la sindaca, rischio di incidenti e scontri. Un amico di Rosà riferisce che mai in questi anni si sono registrati tensioni per questa salutare manifestazione. La preveggente sindaca ha solo anticipato con la sua dissennata scelta il manifesto affisso da un gruppetto neofascista che avverte in maniera stupidamente minacciosa: “Se manca olio, lo portiamo noi”. Infelice riferimento a quello di ricino, comminato dalla teppaglia nera ai disarmati antifascisti  durante l’ascesa al potere.

E’ in gioco la Costituzione. Il prossimo 25 aprile (ma anche il primo maggio, ed a seguire tutto il resto) potrebbero essere negate le autorizzazioni per le manifestazioni. E qualche furbo amministratore potrebbe prendere a modello questo atteggiamento. Insomma la messa è (quasi) finita ma noi non andiamo in pace.

Modesta proposta all’Anpi ed a chi ha cuore la Costituzione. Organizziamo a Rosà un déjuner sur l’herbe (magari questo francesismo avrà maggiore appeal) ricco di cibo ma soprattutto ricco di rispetto per la Costituzione antifascista. E’ per stomaci forti. Garantiamo i digestivi.

 


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