Cuba, speculazioni dell’aspirante “cuentapropista”

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La gente comune a Cuba passa un terzo e oltre della sua vita in cola (in fila). Adesso questa tortura, legata alla difficoltà di reperire i generi alimentari assegnati nella libreta statale – che un tempo garantiva al cubano il fabbisogno minimo a prezzi popolari – si è estesa al carburante. E le famigerate code oggi coinvolgono anche i mezzi di trasporto, non solo gli appiedati.

Rispetto al periodo especial degli anni 90, quando la solidarietà era il collante essenziale per combattere la disperazione, adesso prevale l’egoismo di un emergente ceto medio che può permettersi di avere un’attività e possedere un’auto.

E che non guarda in faccia a nessuno.

Il mistero del petrolio cubano

Cuba ha petrolio crudo, e di buona qualità. Le sue riserve geologiche nella ZEE (Zona Económica Especial) davanti al Golfo del Messico, ammontano a 10.000 milioni di barili, concentrati nella provincia di Mayabeque, lungo l’autostrada che da La Habana Del Este arriva a Matanzas.

È greggio molto pesante, che giace in profondità nel sottosuolo, con pozzi che si estendono a mare.

L’estrazione non convenzionale è preferita, attraverso una perforazione orizzontale che crea micro-canali nei quali viene pompata acqua a pressione elevata. Questa, generando vapore, fluidifica gli idrocarburi facilitando la risalita in superficie.

https://youtu.be/JdVLhFUovOA

Ho percorso la via del petrolio, con i serbatoi di raccolta della Cupet (Cuba Petróleo Union), le molteplici pompe di estrazione disseminate lungo il territorio, e le ciminiere della raffineria.

La principale è la Ñico López, nei pressi della capitale.

Oltrepassato il litorale di Guanabo, il fetore del greggio si fa insopportabile.

Gli operatori mi confermano che per via della pesantezza del crudo e l’inadeguatezza degli impianti di raffinazione, la maggior parte dell’estratto va per la produzione di elettricità, ma a causa delle perdite legate alla obsoleta distribuzione, Cuba è costretta a importare greggio dalla Colombia e dalla Spagna.

https://oec.world/es/profile/bilateral-product/crude-petroleum/reporter/cub

I continui black-outs che affliggono il

Sistema Eléctrico Nacional, sono dovute anche ai limiti tecnologici della manutenzione strutturale degli impianti termoelettrici, che causano guasti improvvisi e i famigerati apagones, cioè le interruzioni di fornitura elettrica, che lasciano al buio a turno i quartieri centrali dell’Avana, quelli che consumano di più.

La scintilla delle proteste popolari di luglio 2021, scaturì proprio da tali blackouts.https://www.reuters.com/article/us-cuba-fuel-explainer-idUSKBN1W91C3

L’isola continua a rimanere indietro tecnologicamente non solo per l’embargo; la mancanza di sinergia con i suoi alleati storici, Cina, Venezuela e Brasile, aggrava le sue lacune. Con il Venezuela, il regime castrista non è mai andato oltre gli “scambi in natura”: petrolio grezzo e carburante, in cambio di personale medico. Il progetto cinese per rimodernare la raffineria di Cienfuegos naufragò, poiché il Dragone preferì orientarsi verso Ecuador e Brasile sfruttando il crudo locale, e in Bolivia per il litio. https://www.reuters.com/article/us-cuba-china-oil-idUSTRE6AN5YU20101124

La recrudescenza dell’embargo venezuelano implementato da Trump affossò la Petróleos de Venezuela, e di conseguenza il suo referente politico. Le forniture di greggio a Cuba crollarono: nel 2018 scesero da 90.000 a 55.000 barili giornalieri, continuando a calare fino a maggio di quest’anno.

Se ne va quasi tutto per l’energia elettrica e quel poco che rimane per il carburante riesce solo a produrre benzina regular 87, povera di ottani, utilizzabile solo per le macchine d’epoca che scorrazzano per l’isola e per le vetuste Lada.

Così Cuba malgrado i giacimenti a disposizione, è dipendente dalle importazioni dal Messico e soprattutto dalla Russia. Un ritorno poco gradito al passato, quando l’isola era la variante caraibica nell’Unione Sovietica.

Il Succhio (El Chupa)

Luis Jorge è un collezionista di utilitarie d’epoca; ci ha spiegato il meccanismo della borsa nera della benzina che all’Avana oggi è il negocio de la calle (business di strada) più redditizio: “Chi fa della speculazione il proprio mestiere va alla grande.

Il governo vende la benzina Super 94 a 30 MN al litro. (Moneda Nacional, il vecchio peso. N.d.A) Al cambio € 0.16.

Il traffico della capitale negli ultimi anni è triplicato, per cui è necessario organizzare una turnazione alle pompe.

Ogni lunedì io posso prenotarmi presso un distributore Cupet a mia scelta; una volta immessi i dati nel sistema, mi viene assegnato un codice e quando il mio turno si avvicina, tipo 50 o 100 numeri prima, mi arriva un messaggio via Telegram con l’avviso di mettermi in fila alla stazione prescelta nel giorno assegnato. Mentre aspetto la chiamata, ogni lunedì mi prenoto presso distributori differenti.

Quando ricevo il primo avviso, mi presento alla pompa con il serbatoio vuoto, lo faccio riempire (ho diritto a un pieno) pronto a venderla a coloro che hanno un impegno urgente e non possono aspettare il proprio turno.

Il prezzo della benzina per la rivendita oscilla dai 400 ai 500 pesos al litro.

(Sono 2.8 euro quando alla pompa costa 16 centesimi. In pratica un ricarico che va oltre il 1000% nda). Una volta che arriva l’auto del “cliente”, tiro fuori un manicotto di gomma, lo infilo nel mio serbatoio, succhio, e con il getto che arriva per la pressione, scarico la benzina nella tanica fino a riempirla, e da lì attingo la quantità di cui il compratore ha bisogno.

Se intanto mi arriva una chiamata da un’altra pompa, vuoto di nuovo il serbatoio e vado a rifare la fila per riempirlo di nuovo. E così via”.

Questo mercimonio fa sì che il carburante non basti per tutti, poiché ci sono quelli che ne fanno incetta oltre alla quantità che spetta loro.

Inoltre intasano le file ai distributori, visto che molti conducenti le fanno solo per business.

Sovente la cerimonia del “succhio” inizia già durante la coda stessa, con i frettolosi che si avvicinano e chiedono alcuni litri da comprare “in nero”.

Abbiamo verificato andando alla stazione di Guanabo, l’unica nei pressi della capitale che consenta agli stranieri di rifornirsi saltando le file chilometriche. Pagando 620.70 MN, ci hanno versato 20.69 litri.

30 MN esatti al litro, 16 centesimi di €.

Per chi ha un’emergenza, l’attesa è un lusso. Tantomeno possono permetterselo i tassisti per i quali è vitale avere sempre il serbatoio con carburante sufficiente per le corse, specie per l’aeroporto che dista 22 km ma è il tragitto più remunerativo, 20 dollari o l’equivalente in pesos, 2000.

Sottostare a questo strozzinaggio energetico è un “pizzo” inevitabile da pagare per chi ci lavora con l’auto.

Il governo sta cercando di mettere una pezza a questo traffico illecito.

Si lavora a un App denominata Ticket che una volta operativa, dovrebbe rimpiazzare l’attuale procedura, obbligando il cliente a registrarsi solo su un distributore, bloccando così in automatico i furbetti.

Misure tardive come sempre, da parte di uno Stato che ha perso ormai il controllo su l’arroganza del privato con Plata, cioè con i soldi pronti.

A scapito di una maggioranza che rimane al palo, a fare le file per necessità e non per specularci sopra.

(Libera replica tratta dall’articolo originale.https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/06/13/ore-di-file-ai-distributori-e-boom-del-mercato-nero-cuba-travolta-dalla-crisi-del-petrolio-chi-ha-bisogno-di-benzina-la-paga-10-volte-di-piu/7188765/

(foto e testi © F.Bacchetta)

 


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