Schlein con gli operai e la borghesia

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Al fianco degli operai oltre che della borghesia illuminata. Impegnata sulla giustizia
sociale oltre che sui diritti civili degli immigrati e delle persone con diverso
orientamento sessuale. Elly Schlein ha attuato la svolta nell’arco di pochi giorni.
La segretaria del Pd il 3 maggio ha partecipato a un convegno della Cgil contro il
precariato alla Stazione Leopolda di Firenze, un tempo il regno incontrastato di
Matteo Renzi. A Maurizio Landini ha assicurato: «Da ora in poi saremo al vostro
fianco, in piazza». Il 6 maggio ha sfilato a Bologna nella manifestazione di Cgil, Cisl,
Uil contro il Decreto Lavoro del governo Meloni, diretto a aumentare l’uso dei
contratti a termine. La sua presenza tra gli operai ha suscitato entusiasmo e qualche
critica.
Ha indossato una maglietta della Fiom, la federazione metalmeccanici della Cgil, con
la scritta: «La lotta paga sempre». Ha abbracciato Landini. Ha scandito: quello del
governo «è un decreto precarietà e ricattabilità». Ha ammesso: «Siamo consapevoli
che c’è da ricostruire una fiducia».
Già, gli operai, i lavoratori non votano più da molto tempo per il Pd, lo accusano di
essersi convertito agli interessi dell’élite. La giovane segretaria democratica lo sa.
Renzi, il suo predecessore alla guida del partito, era apprezzato soprattutto dalle
aziende. Non a caso varò il Job Act, la riforma del mercato del lavoro all’insegna
della flessibilità, duramente attaccata dai sindacati perché annullava le garanzie dello
Statuto dei lavoratori e causava precarietà. Nicola Zingaretti ed Enrico Letta, gli altri
due suoi predecessori come segretari del Pd, non avevano cambiato di molto la
direzione di marcia. Non a caso le sconfitte elettorali sono state a catena.
Lei appena eletta a sorpresa segretaria annunciò la volontà di lavorare per la giustizia
sociale, ambientale e civile. Suscitò entusiasmi e dubbi. I dubbi sulla svolta a sinistra
salirono con la sua intervista a “Vougue Italia”. Calò il gelo indicando le sue scelte
nell’abbigliamento: «In generale dico sì ai colori e ai consigli di un’armocromista,
Enrica Chicchio». Armocromista è una professione sconosciuta anche per molti
esperti di lavoro. Ma la notizia incredibile sono i guadagni: la sua consulente Enrica
Chicchio incassa fino a ben 300 euro l’ora per indicare i colori più appropriati da
utilizzare nei vestiti secondo la persona e le stagioni. È una spesa altissima, adatta
alle tasche dell’alta borghesia e non certo a quelle della classe operaia.
Di tanto in tanto l’immagine di un leader di sinistra subisce una rovinosa caduta sulla
strada del fasto: ne sanno qualcosa Massimo D’Alema con le sue scarpe di lusso,
Fausto Bertinotti con i suoi maglioni di chachemire, Giuseppe Conte con le vacanze
nell’esclusivo albergo a Cortina.
Tuttavia Elly Schelin non sembra aver subito contraccolpi negativi. Piace la sua
battaglia contro il precariato, per una occupazione stabile, per la dignità del lavoro.
Piace la sua battaglia per uguaglianza sociale (cara alla tradizione della sinistra) come
quella per i diritti civili (un tempo visti come “libertà borghesi” a sinistra). Il nuovo
Pd continua a crescere sempre di più nei sondaggi elettorali sottraendo consensi di
sinistra ai grillini e moderati al centro-destra. Non a caso il Pd targato Schelin nelle

indagini demoscopiche ha riconquistato la piazza di secondo partito italiano
superando il M5S e si avvicina sempre di più a Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.
Certo l’identità politica resta confusa. Quando nel 2007 Walter Veltroni fondò il Pd
prevalse l’anima liberaldemocratica su quella socialdemocratica e non portò bene: gli
operai alla fine votarono per Berlusconi, Salvini e Meloni. Ma i conti veri con gli
elettori Elly Schlein li farà l’anno prossimo alle elezioni europee. In molti aspettano
questa scadenza in silenzio ma con impazienza sia nella sinistra sia tra i moderati. I
centristi del partito in particolare sono in sofferenza. In molti se ne sono andati. Il
primo ad abbandonare per protesta il partito è stato Beppe Fioroni, ex Dc, ex Ppi, già
ministro nei governi di centro-sinistra. L’ultimo addio è dell’economista Carlo
Cottarelli.


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