“L’uomo più buono del mondo” sbarca in America. Il documentario su Carlo Tresca proiettato alla Casa italiana di NY

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Una serata a New York, alla Casa italiana, per celebrare Carlo Tresca, il sindacalista odiato dall’Fbi e da Mussolini, con la proiezione del documentario “L’uomo più buono del mondo”, scritto da Angelo Figorilli e Francesco Paolucci e con la voce narrante di Maurizio Maggiani.
Alla visione del docufilm proiettato la scorsa settimana nella sede della Casa Italiana – 24 West 12th Street –  a pochi isolati dal luogo dove il leader sindacale fu assassinato nel 1943, hanno preso parte, tra gli altri il noto giornalista e scrittore statunitense Alexander Stille e l’altra novantenne Dorothy Gallagher, la prima biografa di Tresca.

Il documentario

Stati Uniti, primi del novecento. Carlo Tresca è un immigrato italiano che guida scioperi che durano mesi, pubblica giornali che denunciano padroni e mafiosi, vince e perde decine di processi per la libertà delle sue idee e dei lavoratori di ogni paese immigrati in America. Per quasi quarant’anni l’FBI lo considera tra i sovversivi più pericolosi. Viene da Sulmona, Abruzzo, è sindacalista, giornalista, socialista, rivoluzionario, anarchico, antifascista e antistalinista, scomodo per tutti. Forse voleva tornare in Italia per partecipare alla liberazione del paese ma un colpo di pistola alla schiena lo uccide una sera d’inverno. É l’11 gennaio del 1943. Al suo funerale a New York un corteo di ottanta automobili cariche di fiori e migliaia di persone. Operai, tessitrici, intellettuali, artisti, scrittori piangono quello che fu definito “l’uomo più buono del mondo”. Poi su di lui, per anni, scende il silenzio.
A ottanta anni dalla sua morte il documentario (colore – 38 minuti) restituisce un ritratto sentimentale di questo ribelle internazionalista e italiano, di questo Don Chisciotte del secolo scorso. Lo fa con le parole dello scrittore Maurizio Maggiani che conversa a distanza con chi, nella città natale di Tresca, ha cercato faticosamente di ricostruire prima e illuminare poi il ricordo di un uomo che “ha combattuto contro tutti i dispotismi”, “accorreva laddove c’era bisogno”, “riusciva a parlare con tutti, amici, nemici, povera gente, intellettuali” e “non indietreggiava davanti a nulla” “un eroe che come tutti gli eroi è finito tragicamente”.
Un dialogo appassionato e scandito dalla ricostruzione -con l’animazione visionaria di Erick Cuevas Ulloa e la musica di Giancarlo Tiboni- di episodi che segnano la sua vita: la formazione politica tra i ferrovieri in Abruzzo, la fuga a New York, lo storico sciopero dei tessili di Paterson che si trasforma in un memorabile spettacolo al Madison Square Garden, il suo assassinio sulla Quinta strada. Più che interrogarsi sul mistero -che mistero non è mai stato- della morte di Tresca, il documentario è un invito a confrontarsi, soprattutto oggi, con l’esempio della vita di un uomo che ha fatto dell’amore per la libertà e della lotta contro ogni sfruttamento la ragione della sua esistenza.

Gli autori
Angelo Figorilli per anni ha lavorato in Rai come giornalista e inviato, di Tresca ha sentito parlare per la prima volta da bambino nei racconti di suo zio comunista e ferroviere
Francesco Paolucci film maker, autore di diversi documentari, l’ultimo “I senza nome” dedicato ai migranti sepolti nel cimitero di Lampedusa
con la partecipazione di
Maurizio Maggiani scrittore, nel suo ultimo libro “L’eterna gioventù” dedica a Tresca pagine straordinarie
Giuseppe Evangelista già docente e preside del liceo Ovidio dove Tresca capì di essere “un tipo ribelle, indocile ad ogni disciplina”
Italia Gualtieri già operatrice culturale della biblioteca che organizzò la prima conferenza di riabilitazione della figura di Tresca
Edoardo Puglielli insegnante, autore di libri sul movimento operaio e dei ferrovieri, animatore del centro studi Carlo Tresca
Concettina Falcone Salvini ha dedicato vent’anni della sua vita a documentare, scrivere e riscrivere un libro sullo storico giornale di Carlo Tresca “Il martello”
Mario Pizzola, per anni da solo con la sua testimonianza di pacifista, libertario, obiettore di coscienza ha tenuto in vita in città la memoria di Carlo Tresca e ancora oggi custodisce in casa il calco del volto dell’anarchico più buono del mondo.


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