Bloccati in Ucraina due giornalisti italiani. Sia garantita loro la sicurezza e il diritto di esercitare il lavoro

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Vi scrivo in nome e per conto dei giornalisti italiani Andrea Sceresini, Alfredo Bosco e Salvatore Garzillo, attualmente bloccati in Ucraina.

In particolare i primi due, Sceresini e Bosco  sono bloccati da dieci giorni in attesa di essere interrogati dai servizi di sicurezza locali dopo che le autorità di Kyiv hanno sospeso i loro accrediti militari. Garzillo invece è stato respinto mentre entrava in Ucraina dalla Polonia. L’accusa mossa dalle autorità ucraine – mai esplicitata ufficialmente, ma fatta circolare sui gruppi social dei fixer –  consisterebbe in una non meglio specificata “collaborazione col nemico”. Di fatto questa accusa, totalmente infondata, si traduce in una gravissima violazione del diritto di informazione e in un rischio concreto per la sicurezza dei miei Assistiti.

La sospensione degli accrediti – che erano stati regolarmente rilasciati nel marzo 2022 – comporta  infatti l’impossibilità di muoversi liberamente nel Paese, specie nelle zone vicino al fronte, e il rischio concreto di essere arrestati al primo posto di blocco.
Questo illegittimo provvedimento sta determinando per i miei Assistiti i l’impossibilità di svolgere la loro professione giornalistica e pone seriamente a rischio la loro incolumità.
L’unica notizia ufficiale che è stata comunicata ai giornalisti Sceresini e Bosco, nonostante i molti solleciti effettuati anche tramite la nostra ambasciata, riguarda un ipotetico “interrogatorio” al quale dovrebbero essere sottoposti e  che dovrebbe essere eseguito dagli uomini della Sbu, il servizio di sicurezza ucraino.
Inizialmente questo “interrogatorio” avrebbe dovuto svolgersi a Kramatorsk il 6 febbraio e a tal fine sono stati forniti alla Sbu i numeri di telefono e l’indirizzo dei due giornalisti con la richiesta che l’interrogatorio potesse avere luogo il prima possibile.
Dopo cinque giorni di inutile attesa (che i miei assistiti hanno dovuto trascorrere, per ovvie ragioni di sicurezza, senza poter uscire di di casa, in una città peraltro spesso bombardata dalle artiglierie russe),  su consiglio dell’ambasciata – i giornalisti hanno deciso di spostarsi a Kyiv, dove hanno sede gli uffici centrali della Sbu.
Da allora non abbiamo ricevuto più nessuna notizia, né dalla Sbu  (contattata anche da un avvocato ucraino) né dalla nostra rappresentanza diplomatica.
Intanto, il 14 febbraio al mio Cliente Salvatore Garzillo, anch’esso giornalista con già molti mesi di esperienza in Ucraina, è stato impedito di entrare nel Paese attraverso la frontiera polacca, in quanto “non gradito”. Nemmeno a lui sono state fornite ulteriori spiegazioni.
Un’esperienza simile peraltro era occorsa, a febbraio e aprile 2022, anche a Lorenzo Giroffi, che oggi lavora per la Rai.
Con la presente quindi, consapevole della Vostra sensibilità, sono a chiederVi di attivarVi nelle sedi opportune, affinché venga  garantito ai miei assistiti il diritto di informare come sancito dall’art. 21 della Costituzione e venga tutelata la loro sicurezza e libertà di movimento in Ucraina.

Certa e grata della Vostra preziosa collaborazione, porgo i miei migliori saluti

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