Civitanova Marche, ma cosa ci è successo?

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Il giorno dopo è ancora peggio del giorno prima. A Civitanova Marche la comunità nigeriana manifesta sul corso cittadino dopo l’omicidio, per il quale non trovo aggettivi, di Alika, il venditore ambulante massacrato a mani nude e senza motivo, e fra i nigeriani non ci sono italiani, non ci sono abitanti di quella cittadina, non ci sono politici locali o nazionali, loro anche lì sono da soli. Ho trovato anche quelle immagini assolutamente incredibili.

Reazioni indignate ovunque, unanimi, trasversali. Benissimo. Fatti zero. Solo le forze dell’ordine e la magistratura sembrano partiti subito con le indagini e con dichiarazioni di buon senso, speriamo. Ma la reazione dei cittadini, delle persone comuni, dei marchigiani, lasciano sgomenti perfino più della violenza dell’assassino e della indifferenza, surreale, della sua compagna.

Il giorno prima a Porto Recanati, alle pendici dell’ “ermo colle” leopardiano, un barista ha avuto un sussulto di umanità e ha impedito che un caso analogo finisse in omicidio ma si limitasse ad un pestaggio, comunque con finale al’ospedale. Sempre nei confronti di un uomo con il colore della pelle diverso da noi. Quattro anni fa Traini, militante della Lega, sparò per uccidere altre persone di colore ritenute da lui responsabili dell’omicidio di una sfortunata studentessa italiana.

Le Marche io le conosco bene per origini familiari. Una regione di gente operosa, allegra, lavoratori fino all’eccesso, solidali, ottimi agricoltori e allevatori da cui si va ad imparare da tutto il mondo epoi ottimi lavoratori del cuio, delle calzature, degli elettrodomestici, della pelletteria. Quella che veniva indicata come “gente per bene”.

E per decenni una regione di centro e anche di sinistra, impegnata socialmente, mai con le estreme, ma sempre e chiaramente per la democrazia e per la tolleranza. Le cose cambiano progressivamente e lentamente negli ultimi anni, giorno dopo giorno, elezione dopo elezione. La crisi fa chiudere molte aziende, arrivano moltissimi immigrati, è una delle regioni che ne riceve di più ma anche che riesce a sistemarli dignitosamente.

Ma soprattutto tra i giovani comincia a montare quel circolo vizioso che si basa sul mantra: vengono da noi prendono soldi e ci rubano il lavoro. Nelle Marche alcune forze politiche hanno lavorato moltissimo nell’ultimo decennio, per la Lega era il possibile grimaldello per avanzare verso il centro e il sud.

La regione è cambiata, incattivita, rancorosa, passata da una convivenza civile basata sulla solidarietà ad una giungla di rapporti umani basati sullo scontro, sull’invidia, sulla discriminazione.

Sembra impossibile, ma una parte di Italia si sta già nutrendo di questo clima. Abbiamo ormai in modo evidente un problema grave di convivenza e non la percezione di quella che è una società nella quale bisognerebbe lavorare tutti perché sia sempre più pacificata nella sua pluralità. 

La responsabilità di chi in questi anni ha voluto inquinare consapevolmente la nostra convivenza sociale è enorme e sbaglia chi non ha il coraggio di ricordarlo continuamente in questa campagna elettorale perché ci sono forze che in presenza di Alikacoperto da un lenzuolo bianco, solo in quella strada maledetta, ha continuato a dire sempre e ancora le stesse cose. Chi pensa di non votare si senta anche un po’ complice di tutto questo. La convivenza in un paese la determinano sì i cittadini, ma molto anche la politica.


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