L’ipocrisia del potere e il ricordo di Giovanni Falcone

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Ricordo di Giovanni Falcone presso la Frankfurt University il 18 maggio 2022

Illustri presenti, docenti, studenti e autorità, parlare di Giovanni Falcone in terra straniera non è semplice. Sarà una casualità, ma proprio oggi, se fosse stato ancora in vita, avrebbe compiuto ottantatré anni. Sono certo che la gran parte del popolo tedesco conosce bene questo magistrato italiano che ha cambiato il modo di lottare contro le mafie. Sento di dovervi dire che nessuno potrà negare a questo giudice il merito di essere stato tra i più autentici nemici delle mafie nel mondo. Le idee e le intuizioni di Giovanni Falcone, il suo metodo investigativo, la sua visione della lotta alla mafia, sono state recentemente riconosciute e approvate all’unanimità, a Vienna, da 194 Nazioni (tra cui la Germania) che hanno partecipato alla Conferenza sulla Convenzione Onu contro la criminalità organizzata transnazionale. Falcone funge da esempio per tantissimi giovani in ogni parte del mondo. Quando ho appreso la notizia della sua morte e di tutte le persone che erano con lui, ho provato un dolore profondo, simile a quello che si prova quando si perde un affetto molto caro. Vorrei che tutti i presenti potessero percepire il rispetto, la stima e l’ammirazione che nutro nei suoi confronti come modello da seguire non solo come magistrato ma anche come uomo. Sappiate che l’ho talmente venerato, in vita e in morte, da diventare io stesso divulgatore dell’antimafia nelle scuole. Sappiate che nel mondo è noto per la lealtà, l’onestà e il suo altissimo senso del dovere, costi quel che costi, come diceva sempre proprio lui. Sappiate che in vita ha avuto la capacità di sopportare tutto il male subito e vi assicuro che è stato tanto. È stato oggetto d’inganni, tradimenti e menzogne e sono ancora tanti quelli che dovranno meritarsi il suo perdono. È un modello educativo da mostrare quotidianamente ai propri figli. Il suo genio e la sua fermezza nella combattere la mafia non si è spento neanche quando fu isolato, accusato e vilipeso. Chissà quanta competenza avrebbe ancora potuto portare nella lotta alle mafie se non l’avessero barbaramente trucidato. Per tutto quello che ha sofferto, in nome di tutte le “persone oneste”, dovremmo in tanti scusarci per il “danno” che, abbiamo arrecato ad un simbolo della lotta alle mafie nel mondo. Per onorarlo e rispettarlo dovremmo soltanto perseguire un’antimafia dei fatti e non solo delle parole.


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