L’estetica del dolore nel fantasmagorico ‘Agamennone’ firmato Livermore a Siracusa

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La cavea del Teatro Greco gremita sino all’inverosimile, la luce radente di un sole che conosce quelle pietre da più di 2000 anni, l’attesa di un evento dal sapore millenario, tutto ciò prepara l’animo a gustare la magia della rappresentazione, mentre l’occhio scorre sulla scena multifocale che inevitabilmente ricorda le Coefore e le Eumenidi del 2021, innovata da un fondale di specchi che evocano l’arte di Pistoletto, in un proustiano, familiare déjà vu. Sul bianco della piattaforma al centro si impone un oblò che rimanda all’oblò centrale del fondale, occhio divino che domina la scena sine die, catturando inesorabilmente lo sguardo peregrino. I neri arredi salottieri, complici di atmosfere hollywoodiane, hanno per estremi due eleganti pianoforti a coda su cui tra poco suoneranno due musicisti. In questa elegante sala d’attesa il silenzio cede a cupi suoni ancestrali, interrotti dall’irruzione di una ragazzina dalle sembianze spettrali in perfetto stile horror che corre ansimante attraversando la scena fino all’uscita. Subentra il suo doppio sospesa sull’oblò orizzontale. E’ l’ombra di Ifigenia che fu sacrificata dal padre Agamennone per favorire la partenza delle navi greche alla volta di Troia. Le due figurine accompagneranno fino alla fine la tragica vicenda degli Atridi, come le sfocate sembianze dei due figli di Tieste le cui tenere carni lo scellerato fratello Atreo diede in pasto all’ignaro padre nell’orripilante gesto che scaverà un solco incolmabile nel destino della stirpe degli Atridi.

foto di F.Centaro

Il testo austero, cupo, affilato di Agamennone fitto di rancori, inganni e tradimenti, atrocità, dolore archetipico allo stato puro, trova in questa lussureggiante regia multimediale una nota grottesca accanto alla tensione dolorosa e alla profonda pietà per il destino degli uomini di cui è intrisa la vicenda del ritorno di Agamennone in patria. Livermore ha coraggiosamente creato un concerto di voci, suoni, immagini, intessendo una trama in cui il fascino e l’ironia della mise en scène sostengono e sublimano l’orrore della violenza, della guerra, dell’odio sanguinario, della subalterna condizione femminile, come in una esecuzione  jazz, dove gli strumenti modulati in progress trovano per strada una sinergia capace di trasmettere i vari livelli del dramma, scuotendo le coscienze con un cast di primordine, scavando cunicoli e trincee nei petti degli spettatori, soggiogati dalla Clitemnestra-pantera, spumeggiante, subdola e feroce di Laura Marinoni, dalla vibrante Cassandra, l’infelice profetessa di Linda  Gennari, dalla gelida e squillante caposala di Gaia Aprea, dominatrice di quel malinconico ospizio di reduci in carrozzina che è diventata Argo in assenza del re, dall’eleganza e misura del convincente Agamennone di Sax Nicosia, dalla calzante subalternità dell’Egisto di Stefano Santospago. Camici bianchi e cuffiette per un coro asciutto e vanamente sanante, abito rosso seduttivo per la regina, pronta a ghermire l’ignara preda, nera eleganza per la profetessa destinata alla morte. Intanto gli oblò riversano la bellezza del mare da cui verrà il re, mentre un araldo narra le fatiche della guerra e il sospirato ritorno.

foto di F.Centaro

Nell’incipit un fuoco è il segnale che propagandosi da un punto all’altro copre la grande distanza e annuncia che la guerra è finita. Apparecchiato dalla trepidante regina (sapremo infine la qualità di questa trepidazione), questo cammino di fuochi precede il cammino sull’acqua dello sposo tanto atteso (presto conosceremo il perché) che finalmente varcherà la soglia della reggia, accolto con accenti amorosi dalla sua donna che gli è rimasta fedele (vedremo quanto) e lo invita subdolamente a entrare nella loro alcova per cogliere il dolce frutto dell’amore dopo tanto tempo. Cassandra sa e trema, mentre l’ira gelida di Clitemnestra la investe, relegandola nel futuro regno dei morti a cui la sventurata sa di essere destinata. La scena si imporpora. Ed ecco l’eccidio di un uomo potente per mano di una donna, in scena, contravvenendo alle regole del teatro classico. Agamennone cade al centro dell’oblò incandescente sotto il coltello della sua sposa, come Cassandra. Sul duplice omicidio si scatena l’ira e il giudizio del popolo, ma Clitemnestra rivendica la giustizia del suo gesto: Ifigenia ha armato la sua mano. Quel delitto che una madre non può perdonare suggella la spirale di lutti che ha sconvolto la stirpe degli Atridi. Dolore e morte stringono un patto sul palco senza tempo.

foto di F.Centaro

La mano di Eschilo ha tracciato inesorabilmente una linea retta di sangue, dallo scempio di Atreo all’assassinio del re Agamennone, ritornato vittorioso dalla impietosa guerra di Troia, conducendo come schiava la principessa Cassandra, infelice profetessa di Apollo. Con Livermore, demiurgo dedito con mano salda a giochi stranianti, tra specchi e oblò, ali di farfalla e flutti, barchette di carta e tappeti di fiori vermigli, l’orrore della guerra, della schiavitù, del sacrificio di vittime innocenti, in barba alla catarsi, si stempera e vacilla, fino a un  saluto finale canoro a sorpresa che riporta sollievo e sorrisi sui volti di chi ha rivissuto e condiviso cotanto strazio. Le pietre vetuste sogghignano mentre i telefonini, novelle lucciole, disegnano luminarie in una luminosa standing ovation.

 

AGAMENNONE

Opera di | Eschilo
Traduzione | Walter Lapini
Regia | Davide Livermore

Scene | Davide Livermore / Lorenzo Russo Rainaldi
Costumi | Gianluca Falaschi
Disegno di luci | Antonio Castro
Video design | D-Wok
Musiche originali | Mario Conte
Regista assistente | Giancarlo Judica Cordiglia
Costumista assistente | Anna Missaglia
Assistente alla regia | Aurora Trovatello
Direttore di scena | Alberto Giolitti

MUSICI | Diego Mingolla, Stefania Visalli
SENTINELLA | Maria Grazia Solano
CORIFEA | Gaia Aprea
CORO | Maria Laila Fernandez, Alice Giroldini, Marcello Gravina, Turi Moricca, Valentina Virando
CLITENNESTRA | Laura Marinoni
MESSAGGERO | Olivia Manescalchi
AGAMENNONE | Sax Nicosia
CASSANDRA | Linda Gennari
EGISTO | Stefano Santospago
SPETTRO DI IFIGENIA | Carlotta Messina, Maria Chiara Signorello
VECCHI ARGIVI | Tonino Bellomo, Edoardo Lombardo, Massimo Marchese
ORESTE BAMBINO | Giuseppe Fusciello
ELETTRA BAMBINA | Margherita Vatti

Coordinatore allestimenti | Marco Branciamore
Progetto audio | Vincenzo Quadarella
Responsabile sartoria | Marcella Salvo
Responsabile trucco e parrucco | Aldo Caldarella
Scene realizzate da | Laboratorio di scenografia Fondazione Inda
Costumi realizzati da | Laboratorio di sartoria Fondazione Inda

 

Al Teatro Greco di Siracusa fino al 5 Luglio

L’estetica del dolore nel fantasmagorico ‘Agamennone’ firmato Livermore a Siracusa


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