La bambina invisibile e quella volta in cui Don Gallo le “salvò la vita”

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Alessia Nobile è lo pseudonimo di Alessia Vessia, nata a Bari nel 1979. Donna transgender, scrittrice empatica. Nel suo libro “La bambina invisibile” edito da Casalvecchi parla della sua anima da fanciulla intrappolata nel corpo di un bambino.

 

L’amore per la scrittura e una penna di rara bellezza

“Sin da piccola possedevo la passione della scrittura, avevo un diario tutto mio dove annotavo le mie emozioni e i sogni, raccontavo la mia anima femmina racchiusa nel corpicino di un maschietto e tutti i segreti, quelli che non potevo confidare a nessuno, nemmeno ai miei genitori”. Così inizia il racconto di Alessia, figlia di una famiglia e di una cultura tradizionalista. “La scrittura era terapeutica per me, anzi lo è tutt’ora. Mi ha sempre regalato una sensazione liberatoria. Mi sono laureata in Scienze Sociali e ho continuato a coltivare la grande passione per la scrittura”.

 

In costo del voler esser donna e la competenza oscurata

“Per mantenermi agli studi universitari e crearmi un salvadanaio per far fronte ai costi legati alla transizione svolgevo lavori stagionali – e precisa – Il pregiudizio sociale ha oscurato le mie competenze, e ho subito una sorta di espulsione dal mondo del lavoro. Oggi è tutto così complicato, ho dovuto patteggiare coi limiti sociali e crearmi delle alternative per vivere”.

Prima di tutto “una persona”

Alessia è prima di tutto una persona. Solare, empatica e preparata. Parla della sua vita con una semplicità sconvolgente ma mai banale e superficiale. “Ho capito sin da subito di essere una bimba, avevo solo tre, ma ho cominciato il percorso per diventare esteticamente la donna di oggi , solo dopo la maggiore età, trent’anni fa era tutto diverso, c’era poca informazione e non esistevano i social come oggi, che forniscono notizie e facilitano tante situazioni all’epoca nascoste”.

Invisibile

“Sono stata trasparente e invisibile per molti anni – precisa –  nessuno percepiva la mia anima, nemmeno i miei genitori, questo ha creato un senso di solitudine interiore e tanta sofferenza”. La sua energia si affievolisce mentre ripercorre con il pensiero quel vuoto subito a seguito della sua scelte. “Ho dovuto subire gli occhi di una società curiosa e poco disponibile ad accogliere. Ma io sono stata più forte tanto da riuscire ad abbattere le sbarre della prigione in cui era imprigionata.

In generale credo che l’anima sia il pilastro vitale in ogni persona, non può esistere un corpo senz’anima. Sono molto fiera della mia anima”.

L’incontro con Don Gallo: “l’unico che non mi ha chiuso la porta in faccia”

“Ho conosciuto Don Gallo in un lungo periodo di permanenza a Genova. Abitavo nei vicoli, e qualcuno mi parlò di un prete di strada, degli ultimi. Decisi di incontrarlo”. Alessia ricorda con tenerezza il prete venuto a mancare nel 2013. “È stato un padre , una spalla, mi ha trasmesso forza e rispetto per me stessa. Ha rigenerato la mia anima, mi ha fatto comprendere quanto fosse importante l’amor proprio e mi ha inculcato la forza per non mollare mai. Sempre a testa alta, mi diceva! Lui mi ha accolta tra le sue braccia, mentre tutti continuavano a chiudermi la porta in faccia. La sua era una vera e propria scuola di vita.

Dopo la sua morte, mi son sentita dispersa e vuota, era un punto di riferimento Gli avevo promesso di non perdermi, e non mi sono persa”.

Dio è per tutti

 Sono molto credente. son cresciuta in una famiglia molto cattolica e sin da piccola ho frequentato la parrocchia e per un certo periodo anche il seminario. La fede è qualcosa che non la vedi, non la tocchi, ma la senti e ti accompagna. Per molti è inconcepibile che una persona transgender possa essere vicina alla fede, perché risultiamo persone contro natura, Dio è pet tutti”.

 

“La bambina invisibile” e la battaglia sociale

“Non lo soffro il pregiudizio, lo vivo come ricevente, ma lo combatto ogni giorno come meglio posso- – conclude – Sono io l’autrice e la protagonista del romanzo, una storia che mi auguro possa far cambiare il pensiero comune di non condivisione verso la realtà transgender.
Spero che grazie al mio racconto il pregiudizio venga arginato, spento e si edifichi una società basata sui diritti e la libertà per tutti”.


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