Il desiderio di un nuovo Centro

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Già prima della scelta di Mario Draghi come Primo Ministro del Governo italiano, lo scenario politico è stato caratterizzato dalla costituzione di nuovi movimenti nati dalla costola di Forza Italia e del partito Democratico, che avevano come finalità la formazione di un nuovo Centro parlamentare. Dopo la rielezione di Sergio Mattarella al Quirinale, poi, si sono manifestate con più veemenza le fratture politiche già presenti all’interno delle coalizioni partitiche parlamentari. Il desiderio di ricreare un nuovo Centro deriva dall’idea che la stagione del bipolarismo è decaduta e con lei quella del sistema maggioritario. Per tale motivo, l’idea alla base di alcune forze parlamentari che si ritengono “moderate” è quella di staccarsi dalle posizioni estreme della Destra e della Sinistra parlamentare, per riprendere in mano un progetto arenatosi definitivamente negli anni ‘90 con la caduta della Democrazia Cristiana. Molto probabilmente, nella realtà dei fatti, ci troviamo di fronte all’ennesima fusione a freddo, che avrà, come risultato, un fallimento e la dispersione del voto popolare, impedendo in tal modo un’analisi e una riflessione strutturale dal punto di vista politico, intesa ad approfondire le cause che hanno determinato la crisi del vecchio sistema.

Nella realtà dei fatti, l’idea di centro entra in crisi non con la caduta della Democrazia Cristiana, ma con alcune scelte che sono state compiute alla fine degli anni ‘70 del secolo scorso, derivanti sia dall’incancrenirsi della lotta politica tra Dc e Partito Comunista Italiano, che dall’incapacità della D.C.  di trovare nuovo slancio ed una leadership forte dopo la caduta del muro di Berlino e la fine del sistema sovietico. In secondo luogo è necessario porre in evidenza la frammentazione interna alla Dc, che ha creato vistose crepe nel partito.

Oltre a ciò, c’è una motivazione più profonda, che è quella di carattere culturale: sono scomparse le scuole di politica partitica e la Chiesa in questi ultimi quarant’anni ha smesso di formare le future generazioni alla vita politica. In questo tempo da San Giovanni Paolo II a papa Francesco abbiamo avuto delle importanti Encicliche e la promulgazione di documenti sociali, ma è mancata la formazione intesa come scuola e non come un semplice incontro o convegno su alcune tematiche che non hanno di certo permesso di scendere alle radici dei principi e dei valori. Il risultato, che oggi è sotto i nostri occhi, è che chi desidera ricomporre una forza partitica di Centro non ha nulla a che fare con la tradizione popolare – cristiana; chi invece ha ricevuto la formazione presiede movimenti con un’età media molto avanzata. In entrambi ci si adopera per il mero conseguimento di riconferma politica. Rianimare la vita politica del Paese e ripensare il Centro significa ritornare nella società, formando secondo i principi della Dottrina sociale della Chiesa i nostri giovani.  Una formazione che deve coinvolgere a largo raggio non solo gli interessati alla politica partitica, ma anche coloro che si accostano allo studio, coinvolgendo scuole e università cattoliche, poiché solo grazie a questa materia avranno l’opportunità di agire in campo pastorale non solo deduttivamente ma induttivamente, ovvero nella conoscenza delle scienze moderne sempre più fondamentali per la conoscenza della nostra società.

Un altro elemento di fondamentale importanza, da recuperare necessariamente, riguarda la conoscenza del movimento cattolico e la riscoperta di tutti quei personaggi che hanno pensato l’Italia e l’Europa.

La rinascita di una nuova forza politica di Centro forse sarebbe buona, ma non certamente nell’immediato e con la metodologia attualmente perseguita.


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